Chi lo ha incontrato in montagna, o nella sua casa in Val Gardena, ricorda un uomo semplice, sorridente, innamorato della sua famiglia e delle vette. “Ciao Karl, ci hai lasciato la coraggiosa Silke e gli ormai cresciuti Alex, Miriam e Marco, che con il tuo sorriso hanno continuato la vita. Ci hai lasciato anche il valore della passione e della serenità” ha scritto Agostino Da Polenza su “Montagna.tv”. Quando ho intervistato e fotografato Karl per “Alp” nel 2005, ho avuto la medesima impressione.
Nella storia dell’alpinismo himalayano, Unterkircher merita un posto per le prime ascensioni del Jasemba (con Hans Kammerlander) e del versante cinese del Gasherbrum II (con Daniele Bernasconi e Michele Compagnoni). Nel 2004, a 63 giorni l’uno dall’altro, ha raggiunto senza bombole di ossigeno l’Everest e il K2 con le spedizioni Da Polenza. Nel 2008, l’incidente fatale a Karl sul Nanga e il difficile recupero di Walter Nones e Simon Kehrer, sono stati a lungo in prima pagina sui quotidiani e in televisione.
Il Karl Unterkircher Award, istituito nel 2010 dalle guide alpine e dai Catores della Val Gardena, viene assegnato ogni due anni ad alpinisti che si sono distinti per imprese in stile alpino. Nel 2010 il premio è andato a Ueli Steck “per la polivalenza espressa tra la parete Nord del Cervino, El Capitan, il Gasherbrum II e il Makalu”. Nel 2014, invece, sono stati premiati Hansjörg Auer, Matthias Auer e Simon Anthamatten per la salita della parete est del Kunyang Chhish.
Il premio 2018, assegnato a Tamara Lunger, Simone Moro, Alì Sadpara e Alex Txikon per la prima ascensione invernale del Nanga Parbat, è l’ennesimo riconoscimento a una salita straordinaria. La giuria, presieduta da Silvio “Gnaro” Mondinelli e che comprendeva Thomas Huber, Carlo Caccia,
Simon Kehrer e Hubert Moroder, ha menzionato anche l’ascensione di Ines Papert e Luka Lindič sul Kyzyl Asker, e quella di Marcel Schenk e Simon Gietl sul Piz Badile. Negli ultimi giorni sui social, senza un vero perché, sono comparse sparate contro “mestatori e pseudo-esperti, tuttologi e alpinisti da tavolino” che avrebbero criticato il premio. Peccato. Un uomo e un alpinista come Unterkircher merita di essere ricordato con rispetto.