Il punto interrogativo è d’obbligo, perché da Via della Pisana non è arrivato un comunicato ufficiale, e rendere nota una decisione importante nel pomeriggio del 31 dicembre è singolare. Però a diffondere la notizia dell’approvazione del TSM2, il carosello di impianti destinato a stravolgere il versante settentrionale del Terminillo, sono state fonti autorevoli come Paolo Trancassini, deputato di FDI, ex-sindaco di Leonessa e primo promotore del progetto, e vari esponenti del PD, il partito di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. Il punto interrogativo, quindi, può essere tolto.
Di fronte a scelte importanti come queste è d’obbligo parlar chiaro. Il TSM2 (“Terminillo Stazione Montana 2”) è uno sfascio ambientale gigantesco, una bufala dal punto di vista economico, un tentativo di riportare l’Appennino a 50 o 60 anni fa, quando un’altra generazione di politici progettava impianti che avrebbero stravolto il Gran Sasso, i Sibillini e la Majella.
Per capire la dimensione dello sfascio basta fare una passeggiata nei meravigliosi valloni dove dovrebbero sorgere piste e impianti, e sul crinale destinato a essere scavalcato. E poi immaginare, in questi ambienti oggi integri, 10 seggiovie, 7 tapis-roulant, 37 chilometri di nuove piste, 7 rifugi, 2 bacini per l’acqua necessaria all’innevamento artificiale.
E’ una bufala non parlare del clima, perché le nevicate copiose di questi giorni sono un episodio, ma dal 1958 ad oggi, sul Terminillo la stagione potenzialmente sciabile dura in media un giorno di meno ogni anno.
La bufala più seria è nei conti che accompagnano il TSM2. Bufala sui costi previsti, 50 milioni di euro di cui 20 già impegnati dalla Regione e altri 30 in arrivo da fantomatici privati. Ma basta un’occhiata alle dimensioni del progetto per capire che la spesa totale sarebbe di almeno 100 milioni. Il rischio è di tagliare boschi e sbancare pendii senza nemmeno inaugurare la stazione.
Sono una bufala totale le previsioni di un aumento vertiginoso degli sciatori basate sulla fuga dei romani da Campo Felice e Ovindoli, che restano molto meglio accessibili del Terminillo. E quelle di un numero enorme di nuovi posti di lavoro che hanno convinto i sindacati reatini.
La parte economica del documento si conclude con l’incredibile frase “non si fornisce alcuna garanzia per la veridicità, l’accuratezza e la completezza delle informazioni”. In un paese serio, solo queste parole avrebbero garantito l’immediata bocciatura del tutto. Ma la serietà in Italia è un optional.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, mi limito a citarne alcune. La prima è l’aggressività contro le voci critiche (inclusa la mia) che da qualche settimana echeggia sui siti e sui social di alcuni tifosi del progetto. Insulti, minacce e foto di orsacchiotti impiccati non spaventano, ma sono francamente sgradevoli. Persino l’architetto Fabio Orlandi, un altro dei promotori di TSM2, se n’è dissociato pubblicamente due giorni fa.
L’ultima considerazione riguarda il rapporto della sinistra e dell’intera politica italiana con la natura. Qualche decennio fa, una generazione di politici e giornalisti (penso a Stefano Rodotà, ad Antonio Cederna e a tanti altri) ha convinto un Parlamento riluttante a dar vita alla legge-quadro sui Parchi, e ad avviare un modello di sviluppo diverso.
L’afflusso di visitatori delle aree protette in estate e d’inverno, e l’abbandono di stazioni sciistiche come Scanno e Prato Selva (un ecomostro nel Parco Gran Sasso-Laga) dimostrano che il futuro dell’Appennino non sta in progetti ad alto impatto e ad altissimo costo, ma nel turismo sostenibile. Sul Terminillo questo vuol dire restauro degli impianti obsoleti, e poi cultura, escursioni, cammini, sci di fondo, scialpinismo e alpinismo.
Nel programma elettorale del 2018 di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e azionista di maggioranza del governo Conte, si parla della “green economy come una delle direttrici strategiche della nostra azione”, e di “Parchi capaci di attirare nuovi turismi”.
Nell’approvazione del TSM2, il futuro annunciato da queste parole non c’è. Al suo posto compare un enorme, assurdo balzo nel passato. Di questo passo, nei prossimi mesi, la Regione Lazio potrebbe riaprire la caccia al lupo, permettere di fumare nei ristoranti e nei cinema, reintrodurre la legge sul delitto d’onore e abolire quella sul divorzio. Che tristezza.