Un giornalista e scrittore fiorentino, che ha vissuto per decenni nelle città più grandi dell’Asia, si è innamorato di una valle solitaria dell’Appennino pistoiese. “Pensa che tutti i posti all’Orsigna hanno una storia, ogni anfratto, ogni valle, ogni forra, ogni torrente ha una sua storia magica” racconta Tiziano Terzani a suo nipote in La fine è il mio inizio, il suo ultimo libro, scritto insieme al figlio Folco.

“Qui c’erano le streghe, qui c’erano gli orchi, qui c’era un’umanità che viveva non di televisione, ma di fantasia, che passava le serate a veglia raccontando storie che venivano chissà da dove, dai nonni, dai bisnonni”.

Tiziano Terzani è stato ucciso nel 2004 dal cancro, e il libro che racconta la sua fine è diventato famoso quanto i suoi réportage dal Vietnam, dalla Cina, dall’India e dall’URSS. Un brevissimo sentiero che inizia da Case Cucciani, una delle frazioni più alte di Orsigna, porta alla radura che ricorda quando il giornalista, per insegnare a suo nipote che anche nelle piante c’è vita, aveva appuntato su un tronco un paio di occhi riportati dall’India.

Il sentiero di Tiziano si conclude al secondo “albero degli occhi” (l’originale è nel giardino della casa di famiglia), affacciato sulla Valle dell’Orsigna. Da qui, una lunga e bella salita in una foresta che alterna i faggi agli abeti porta allo spartiacque dell’Appennino, ai dirupi del Balzo del Finocchio (nella foto) e all’accogliente rifugio Porta Franca, del CAI di Pistoia, gestito nei weekend da maggio a ottobre e tutto il mese di agosto.

Un’ultima fatica porta al Balzo delle Ignude, una cima arrotondata che è un belvedere sulle vette più alte di questo settore dell’Appennino. Su questa vetta, in un film dedicato a Terzani, è stata girata la scena della dispersione delle sue ceneri nel vento.

  • Dislivello: 760 m
  • Tempo: 4.30 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Quando andare: da maggio a ottobre, tutto l’anno per il Sentiero di Tiziano

Da Orsigna si segue la strada che prosegue nella valle, supera il Molino di Berto e lascia a destra il sentiero segnato per Aldria (chi vuole può partire a piedi da qui). Ci si tiene a destra a un bivio, e si sale verso Aldria e le Case Cucciani (1027 m), prima delle quali si posteggia.

A piedi si passa davanti alle case, si entra nel bosco, e si continua per una bella mulattiera che traversa un fosso, sale a mezza costa e supera uno strappo ripido. Dove il tracciato ridiventa comodo un cartello indica a sinistra la radura dell’Albero degli Occhi (1100 m), affacciata sui boschi dell’Orsigna.

Dalla mulattiera, 50 metri più avanti, si imbocca a destra un bel sentiero non segnato, che sale direttamente e poi a tornanti. Toccato un rudere si sbuca su un’altra mulattiera segnata. La si segue (segnavia 5), con una comoda salita nel bosco porta al bivio dove si stacca a sinistra il Sentiero dei Quattro Fossi.

Si continua sul sentiero che si alza direttamente, torna a destra, raggiunge un lungo muro a secco e traversa a sinistra su terreno più ripido. Un’ultima rampa porta a una sella (1500 m, 1.15 ore) sul crinale di confine tra Toscana ed Emilia. Lasciato a destra un sentiero per il valico del Rombiciaio, si segue il crinale per un viottolo tra i faggi, toccando vari cippi del confine tra il Ducato di Modena e il Granducato di Toscana.

Lasciato a destra un sentiero per il rifugio Donna Morta si sale con dei tratti scoperti, e si traversa fino ai piedi dei dirupi di arenaria del Balzo del Finocchio. Da un belvedere sulla destra si scopre il Corno alle Scale.

Il sentiero supera un tratto un po’ stretto, poi ridiventa comodo e torna al crinale al valico della Porta Franca. Si scende a sinistra, si lascia a sinistra un sentiero per la Fonte dello Spirito e si raggiunge il rifugio Porta Franca (1580 m, 0.45 ore). 

Un sentiero che inizia alle spalle del rifugio sale ripidamente, con un breve tratto nel bosco, al Poggio delle Ignude (1735 m, 0.30 ore), splendido belvedere sull’alto Appennino. Si torna per la stessa via fino allo sbocco della mulattiera non segnata che sale dall’Albero degli Occhi.

Si continua sul percorso segnato, si scende nel bosco e poi allo scoperto e si tocca la Fonte della Gabelletta. La mulattiera costeggia un prato, tocca la strada che sale alle case di Paoluccio e scende direttamente fino ad Aldria. Sull’asfalto si torna al posteggio (2 ore).        

Stefano Ardito I 50 sentieri più belli della Toscana, Iter Edizioni 2018