Per chi frequenta le rocce e le nevi del Gran Sasso, il 2023 è un anno ricco di anniversari importanti. Alla fine dell’inverno abbiamo celebrato i 100 anni trascorsi dalla prima salita sciistica del Corno Grande, compiuta da Aldo Bonacossa. Il 19 agosto saranno passati 450 anni dalla prima ascensione del “Corno Monte” compiuta nel 1573 da Francesco De Marchi e altri cinque coraggiosi. Uno dei primi episodi della storia dell’alpinismo europeo. 

Meritano di essere festeggiati, però, anche i 100 anni degli Aquilotti del Gran Sasso, l’associazione alpinistica fondata da Ernesto Sivitilli che ha contribuito in maniera fondamentale all’esplorazione delle pareti del Corno Piccolo, del Corno Grande e del Monte Camicia. Anche se la nascita ufficiale del gruppo avviene nel 1925, l’attività degli Aquilotti, come ricorda l’odierno presidente Claudio Intini, inizia due anni prima, nel 1923.

Vale la pena di fare un passo indietro. Nella storia dell’alpinismo italiano sono celebri due gruppi locali, i cui soci hanno compiuto imprese straordinarie sulle Alpi e non solo. Gli Scoiattoli di Cortina, nati nel 1939, hanno all’attivo decine di vie di alta difficoltà sulle Dolomiti, e la prima ascensione del K2 compiuta nel 1954 da Lino Lacedelli.

I Ragni di Lecco, classe 1946, tracciano vie di straordinario impegno sulle Alpi (Tre Cime, Grandes Jorasses, Piz Badile) e su colossi extraeuropei come il Gasherbrum IV e il McKinley. Il più famoso di loro, Riccardo Cassin, è uno dei migliori alpinisti di tutti i tempi. Anche oggi, le nuove generazioni di Scoiattoli e Ragni compiono ascensioni di grande importanza.  

La prima associazione alpinistica capace di lasciare una traccia importante sulle montagne di casa nasce però in Abruzzo, qualche anno prima (1923 o 1925, come abbiamo spiegato) dei due gruppi del Nord. Pietracamela, che oggi ha poche decine di abitanti, in quegli anni è un paese allegro e vitale, dove vivono millecinquecento persone. I suoi abitanti, come mi ha ricordato l’alpinista teramano Luigi Muzii, “hanno il pallino degli sport invernali e dell’alpinismo”. Molti degli Aquilotti – Marsilii, Giancola, Panza, lo stesso Sivitilli – sono studenti di medicina, e poi medici.

Nelle prime immagini in bianco e nero degli Aquilotti compaiono facce imberbi, lunghissime piccozze, corde di canapa. Tra di loro, usano i soprannomi. Se Antonio Giancola è “Sciarabaglio”, Venturino Franchi per gli amici è “Chiuchiù”. L’inno del gruppo ha parole retoriche ma ispirate da un entusiasmo genuino. “Qual bianca erta barriera / si aderge il Piccol Corno / di dritte torri adorno / fasciato di mister. / Con l’ugne e con la corda / pareti fascinose / o balze paurose / noi vi conquisterem”.

Tra il 1927 e il 1929, Sivitilli e i suoi ragazzi aprono vie di difficoltà contenuta sul Corno Piccolo, e sulle pareti della Vetta Centrale e della Vetta Orientale del Calderone rivolte verso il Calderone. Nel 1930 arriva una via sulla Seconda Spalla che gli arrampicatori di oggi conoscono come Marsilii-Sivitilli. Alla prima ascensione, però, partecipano anche Antonio Giancola, Antonio Panza, Venturino Franchi e Osvaldo Trinetti. 

Poi le cose diventano più serie. Mentre Bruno Marsilii si specializza nelle grandi pareti selvagge, Giancola diventa il top climber del gruppo, e tra il 1933 e il 1934 traccia tre itinerari che fanno storia. La Crepa sulla parete Est del Corno Piccolo, lo spigolo Sud sud est della Vetta Occidentale del Corno Grande con un tiro di corda (il Naso) di quinto grado superiore e che oggi normalmente si evitata, i Pulpiti della Vetta Centrale. Sulla Crepa c’è anche Venturino Franchi, alle altre due salite partecipa l’aquilano Domenico D’Armi, sullo Spigolo Sud sud est c’è anche Emilio Tomassi.

A salire da primo i passaggi più duri è Giancola, che dopo la vittoria sui Pulpiti non utilizza per timidezza la difficoltà (sesto grado) che oggi viene attribuita alla via. Per questo, in molti libri di storia, compare come “primo sesto” del Gran Sasso la via che Giusto Gervasutti, “il Fortissimo”, un grande alpinista arrivato dal Nord, apre poco dopo sulla Punta dei Due con l’inossidabile Bonacossa.   

Nel settembre del 1934 altri due Aquilotti, Bruno Marsilii e Antonio Panza, salgono la gigantesca e friabile parete Nord del Camicia. Secondo Roberto Iannilli, un alpinista che vive e scala qualche decennio più tardi, questa parete “è alta più di mille metri e larga di più, e quando ci sei dentro capisci il significato della parola universo” Per Roberto, la Marsilii-Panza è “un vero capolavoro dell’alpinismo” e “una delle massime imprese dell’alpinismo italiano”.

Nei giorni successivi, però, a Teramo come a Castelli, qualcuno non crede che la Nord sia stata salita. Due anni dopo, il giorno di Ferragosto del 1936 Antonio e Bruno tornano sulla muraglia, ripetono la loro via, lasciano a metà una maglia rossa legata a due chiodi. E’ un colore che in quegli anni non va di moda. Ma non è più possibile dubitare dell’ascensione.

Nel dopoguerra, per qualche decennio, gli alpinisti più attivi sul Gran Sasso sono i romani della SUCAI. Compie ascensioni importanti però anche Lino D’Angelo, guida alpina e nuova star degli Aquilotti, che nel 1956 sale il Monolito del Corno Piccolo insieme ai capitolini Franco Cravino e Silvio Jovane. Due anni dopo, in cordata con Clorindo Narducci, Lino apre una via sul Terzo Pilastro del Paretone.

Negli anni Settanta e Ottanta, insieme ad Aquilotti molto più giovani di lui come Enrico De Luca, Diego D’Angelo e Dario Nibid, Lino traccia vie con nomi tutti uguali, formati dalla parola Aquilotti seguita dall’anno. Diventano classiche e ripetute la Aquilotti ’72 e la più difficile Aquilotti ’75 sulla parete Sud della Seconda Spalla, la Aquilotti ’73 al Monolito, la Aquilotti ’74 sull’ombrosa parete Nord della Seconda Spalla.

Si svolge in un ambiente più severo la via Aquilotti ’79, tracciata da Enrico De Luca e Lino D’Angelo, che supera sulla sinistra il Quarto Pilastro del Paretone. Poi Enrico De Luca, in cordata con Giampiero Di Federico, partecipa all’apertura di alcune delle prime vie del Gran Sasso, dalla Rossana alla Est del Corno Piccolo alla Di Federico-De Luca dell’Intermesoli, che includono tratti di settimo grado. La storia degli Aquilotti continua. Auguri!