Da molti anni le Olimpiadi, estive o invernali che siano, non sono solamente sport ma anche (o soprattutto) spettacolo e business. Spesso, da quelle di Berlino 1936 volute da Adolf Hitler fino a quelle invernali di Sochi 2014 care a Vladimir Putin, sono anche delle occasioni di propaganda politica.

Non vale soltanto per i dittatori. I Giochi di Roma del 1960 sono stati una vetrina per la nuova Italia del dopoguerra e della “Dolce vita”, quelli di Barcellona del 1992 hanno permesso di trasformare la città, e hanno gridato al mondo che la Spagna si era lasciata alle spalle gli anni bui del Franchismo.

Scandalizzarsi perché anche le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 (che coinvolgono anche la Valtellina, la Val di Fiemme e la Valle di Anterselva) rientrino in questa logica commerciale non ha senso. Ma la nuova pista da bob in costruzione a Cortina è una follia senza senso anche se si bada all’aspetto economico.

Realizzare questa infrastruttura sarebbe un crimine contro l’ambiente (ci sono 450 larici da abbattere), e un nonsenso dal punto di vista sportivo. L’intervento, al contrario di quelli sulle piste da sci, non sarebbe al servizio di uno sport che ha un indotto economico importante, ma di un’attività che in Italia, tra uomini e donne, non interessa a più di una trentina di atleti.

La nuova pista da bob di Cortina sarebbe anche uno spreco economico colossale ai danni delle casse dello Stato (la stima dei costi è salita da 85 fino 124 milioni di euro, destinati quasi certamente ad aumentare ancora) e del Comune di Cortina, che al termine dei Giochi si dovrebbe accollare 1,5 milioni di spese all’anno per mantenerla funzionante. E’ utile ricordare che la pista da bob di Cesana, costruita in Val di Susa per i Giochi invernali di Torino 2006, è stata quasi subito abbandonata a causa della mancanza di praticanti e dei costi della manutenzione.

Sorprende che, fino a oggi, gli organizzatori dei Giochi del 2026, a iniziare dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia e dalla ministra del Turismo Daniela Santanché non abbiano preso in considerazione né l’offerta che arriva da Torino e dal Piemonte per riutilizzare la pista di Cesana (che andrebbe ovviamente restaurata, ma con una spesa molto minore), e nemmeno quella arrivata dal Tirolo austriaco, di svolgere gratuitamente le gare di bob, slittino e skeleton sulla pista di Innsbruck.

Da tempo, a livello europeo, le politiche che riguardano le Alpi puntano ad armonizzare gli interventi da una parte all’altra degli spartiacque e dei confini. Un “no” a Innsbruck da parte degli organizzatori dei Giochi sarebbe anche uno schiaffo alla Convenzione delle Alpi e a decine di altre iniziative comunitarie. Sappiamo bene che l’Italia ha seri problemi di bilancio. Quanti impianti sportivi, magari a Caivano o in altri luoghi difficili, si potrebbero realizzare con 124 milioni di euro?   

Qualche settimana fa Marco Albino Ferrari e Pietro Lacasella, per denunciare la follia della nuova pista da bob, hanno percorso in bicicletta i 168 chilometri che separano Cortina d’Ampezzo da Innsbruck, e hanno diffuso un video (lo potete vedere sul link https://www.youtube.com/watch?v=lQ969xNNGhs)con le loro riflessioni.

Da qualche giorno, di fronte all’insistenza della Fondazione Milano Cortina 2026 e della Società Inftastrutture Milano Cortina sulla nuova pista da bob, le associazioni ambientaliste hanno abbandonato il tavolo di confronto al quale avevano partecipato in passato.  

Sono socio del Club Alpino Italiano da più di 50 anni, mi riconosco perfettamente nel comunicato diffuso qualche giorno fa dal Gruppo regionale Veneto del CAI e dalla Commissione Tutela Ambiente Montano e del Friuli-Venezia Giulia, e firmato da Renato Frigo, presidente del CAI Veneto.

“La sostenibilità delle opere non è in alcun modo rispettata, sia per gli interventi programmati sia per una serie di opere accessorie” si legge nel comunicato. “Opere pensate per un evento e non per dare valore aggiunto al territorio e alla popolazione locale. Ulteriore aspetto disatteso la partecipazione ai tavoli di confronto dei portatori di interesse, che sono stati esclusi”.

Per questo motivo il CAI Veneto e la Commissione TAM del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia aderiscono alla manifestazione “Pista da bob – Ultima chiamata”, indetta dall’associazione Cortina Bene Comune e da altri cittadini appassionati di montagna, che si svolgerà domenica 24 settembre alle 10.30 a Cortina d’Ampezzo.

Come scrive Renato Frigo, “i cittadini di Cortina subiranno un devastante cambiamento dell’ambiente, del paesaggio e della qualità della vita, che provocherà un aumento della fuga da questo territorio, basti pensare che dal 2017 al 2022 la popolazione di Cortina è diminuita da 5.850 a 5.627 persone”.

Il CAI invoca “una sensibilizzazione di tutte le persone amanti della montagna, affinché prendano coscienza che un giusto sviluppo dell’economia montana non debba passare per la distruzione del patrimonio naturale, e trasformare la montagna in un luna park”. Parole sacrosante.