Una ripida montagna calcarea, dove s’incontrano oggi il Lazio, la Campania e il Molise, è stata teatro nel dicembre del 1943 di una violentissima battaglia tra le truppe della US Army che risalivano la Penisola dopo lo sbarco di Salerno e quelle della Wehrmacht tedesca, che poi si sono ritirate verso la Linea Gustav e Cassino. Negli scontri è stato completamente distrutto l’abitato di San Pietro Infine, che è stato poi ricostruito a qualche chilometro di distanza.

A rendere famoso il Monte Sammucaro, Sammucro per le mappe della US Army, sono state la morte del capitano Henry Waskow e l’articolo in cui il giornalista Ernie Pyle lo ha ricordato su decine di giornali americani. E’ ancora più conosciuto (e può essere visto anche oggi su You Tube) “The Battle of San Pietro”, il film che il regista statunitense John Huston ha raccontato in diretta la battaglia.

Oggi le rovine di San Pietro Infine ospitano il Parco della Memoria Storica, con un percorso nel paese e un museo dove si può vedere il film di Huston. Tra i sentieri del Monte Sammucaro, frequentati soprattutto dai soci delle sezioni CAI della zona, descriviamo quello che sale da San Vittore. Si può partire dalla croce di Macchia, dalle case di Radicosa, o addirittura dalla strada poco a monte del paese. La vetta offre un bel panorama sulle Mainarde, la Valle del Volturno, i Monti Aurunci e il Matese. La neve, a causa della quota modesta, si ferma di rado sulla montagna. 

  • Dislivello: da 500 a 660 m
  • Tempo: da 2.30 a 3.30 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: tutto l’anno, ma non nelle giornate più calde

Da San Vittore del Lazio e dall’omonimo casello della A1 si segue in auto la strada asfaltata che sale verso l’abitato di Radicosa. Dopo un paio di chilometri, sulla destra, inizia un sentiero segnato che sale verso la croce di Macchia. Si continua sulla strada fino in vista delle case e qui, senza raggiungerle, si imbocca sulla destra una stradina asfaltata che sale a un gruppo di case poste su un crinale (560 m).

Si può continuare in auto, per una stretta strada asfaltata a saliscendi. L’ultimo tratto, sterrato, porta a un’area da picnic e a una croce, in località Macchia (702 m), in vista della valle del Volturno. Dalla croce, un viottolo verso destra porta a tre capanne in pietra a secco affacciate su San Pietro Infine. Se si parte a piedi dall’ultima casa occorrono 0.30 ore in più.

La salita alla cima inizia accanto a un memoriale che ricorda i militari degli USA e del Canada che hanno combattuto qui nel 1943. Una traccia di sentiero raggiunge il limite del bosco e porta a un bivio. Il sentiero più diretto ed evidente (ma i segnavia sono vecchi e sbiaditi) segue la cresta, a tratti raggiunta dal bosco verso sinistra, e che invece precipita a destra, sul versante campano con dei salti di roccia.

Si raggiunge una sella erbosa, si aggirano a sinistra delle rocce, si risale un ripido pendio di erba e sassi e si raggiunge la grande croce di legno della cima (1205 m, 1.30 ore), che offre un bel panorama sul Monte Cairo e Montecassino, le Mainarde, il Matese, l’alto Casertano e i Monti Aurunci. Intorno alla croce sono resti di muri a secco e trincee. Si può anche salire a sinistra della cresta, nel bosco, per le tracce lasciate dal bestiame, e ritrovare il percorso già descritto più in alto. La discesa per la via di salita richiede 1 ora fino alla croce. Tornare a piedi all’ultima casa richiede altre 0.30 ore.