Illuminare a giorno le montagne non è un’idea originale. Degli enormi riflettori sono stati puntati sul Cervino nell’estate del 1965 per celebrare i 100 anni dalla prima ascensione, e ancora nel 2015 per l’anniversario numero 150 dell’evento.

Nel 1986, bicentenario della prima salita del Monte Bianco, dei riflettori altrettanto potenti hanno disegnato in bianco, rosso e blu, i colori del tricolore francese, la storica via che sale da Chamonix verso i Grands Mulets e la vetta, ignorando il fatto che nel 1786 tutto il massiccio faceva parte del Regno di Sardegna. Ma la “grandeur” transalpina, si sa, ignora spesso i dettagli.

L’ultima notizia del genere arriva da Cortina d’Ampezzo, dove nei giorni scorsi, durante il ponte dell’Immacolata che inaugura la stagione del turismo invernale, un raggio laser ha proiettato uno squalo sulle pareti della Torre Grande, la più visibile delle Cinque Torri.

Non era un happening dedicato agli oceani ma una pubblicità di “Paul & Shark”, un brand di abbigliamento che produce soprattutto maglioni. La lama di luce è partita dallo storico rifugio Scoiattoli, per tutto l’inverno il brand sarà sponsor dello Sci Club Cortina. Le polemiche sono iniziate subito, e non solo da parte degli ambientalisti.

“E’ incredibile che la legge permetta di illuminare a fini pubblicitari cime che appartengono a tutti. Spero che gli ampezzani si oppongano, che si accontentino della luce della luna e delle stelle” ha prontamente dichiarato Reinhold Messner. “Le Dolomiti ormai non muoiono di inquinamento ambientale, ma di tossicità culturale” ha aggiunto Alessandro Gogna, alpinista e scrittore. Sui social, come scrive Giampaolo Visetti su “Repubblica” girano definizioni roventi, come “sfruttamento privato dell’ambiente”, “inquinamento luminoso” e “rapacità camuffata da maleducazione”.

“Portare Times Square in quota potrebbe risultare controproducente anche in termini turistici. Il grande squalo Paul & Shark va a infrangere il desiderio del turista di salire in montagna alla ricerca di esperienze nuove, oltre che profondamente diverse rispetto a quelle della vita di tutti i giorni” aggiunge l’arrampicatore e blogger Pietro Lacasella su “Alto-rilievo. Voci di montagna”.

Sono d’accordo con Reinhold, con Alessandro e con Pietro, ma credo che ci siano delle altre considerazioni da fare. La prima è che, secondo il sindaco Gianluca Lorenzi, al Comune di Cortina non sono arrivate richieste di autorizzazione. Se la notizia fosse confermata, in un ambiente di straordinaria bellezza come le Cinque Torri, sarebbe un segno di grande prepotenza. Prima o poi l’UNESCO dovrà impuntarsi, o togliere le Dolomiti dal proprio Patrimonio Mondiale.

Un’altra questione riguarda i divieti in parete. In Italia, dalle Alpi alla Sicilia, decine di pareti sono chiuse agli arrampicatori, tutto l’anno o per periodi più brevi, per tutelare l’avifauna. In Valle di Cogne, giustamente, il Parco del Gran Paradiso ha da qualche giorno vietato una dozzina di cascate di ghiaccio per rispettare la nidificazione del gipeto. Non so se qualche specie rara frequenti d’inverno le Cinque Torri, ma qualche milione di watt disturba più di una scarpetta da arrampicata o di una piccozza.   

Poi ci sono due coincidenze interessanti. La prima è che qualche giorno fa Flavio Briatore e Daniela Santanchè, Ministro del Turismo della Repubblica Italiana, hanno inaugurato un nuovo ristorante di lusso proprio a Cortina.

Poi, giovedì 14, a Roma, i due profeti del turboturismo hanno partecipato alla Festa di Atreju, grande evento di Fratelli d’Italia. Secondo le cronache Briatore ha insistito sull’importanza di “togliere lacci e lacciuoli” e di realizzare “subito un aeroporto a Cortina”, perché “fare la coda in auto” non si addice ai VIP (veri o presunti) in gita. Far atterrare uno squalo sulla Torre Grande può essere stato soltanto un antipasto.

La seconda coincidenza riguarda il quarantesimo anniversario di “Natale a Cortina”, il cinepanettone dei fratelli Vanzina arrivato nelle sale italiane nel 1983, e che ha inaugurato un filone. Qualche giorno fa, Paolo Paci ha ricordato il film, i suoi personaggi e le loro battute in uno splendido pezzo su “Montagna.tv”. Enrico Vanzina, in un’intervista recente, ha ricordato di conoscere bene Cortina, e di “aver visto da vicino, e con sgomento, i nuovi ricchi, la loro volgarità, l’arroganza”.

Mettendo insieme questi indizi, e ripensando all’incredibile (e non ancora conclusa) vicenda della pista da bob per le Olimpiadi del 2026, sulla cui ubicazione Roma, Milano, Venezia e la stessa Cortina non riescono a mettersi d’accordo, la vicenda del logo di “Paul & Shark” può sembrare l’antipasto di altri scempi. Fino a quando la conca d’Ampezzo, che resta uno dei luoghi più belli delle Alpi e del mondo, dovrà continuare a sopportare prepotenze e brutture?