La conca di Rigopiano, in territorio di Farindola, è diventata tristemente celebre a causa della enorme valanga che, nel gennaio del 2017, si è staccata dai pendii del Monte Siella, ha distrutto un albergo e ha causato la morte di 29 persone. La lunga vicenda giudiziaria che ne è seguita, come per molte tragedie italiane, ha portato a individuare solo parte delle responsabilità

Rigopiano, però, resta una delle migliori basi di partenza per itinerari nel versante pescarese del Gran Sasso, e nei selvaggi valloni che si aprono a est della parete Nord del Camicia. Il Gravone, il più vicino alla parete, è percorso d’inverno e in primavera da un itinerario alpinistico su neve. L’ultimo vallone, che scende dal Vado di Siella, è stato percorso nel 2017 dalla valanga.

A metà strada tra i due, tra il Monte Siella e il Monte Coppe, propone, un ripido e solitario anfiteatro accoglie la Fonte e il rifugio della Torricella. Le atmosfere, più che il resto del Gran Sasso, ricordano i valloni del versante orientale della Maiella. Il vecchio sentiero diretto è ripidissimo, meglio seguire la strada. Ci si può fermare nei pressi del rifugio e della grande stalla che lo affianca, oppure – come consigliamo – proseguire verso la cima, spesso frequentata dai camosci.  

  • Dislivello: da 490 a 740 m
  • Tempo: da 3 a 4.15 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Da Farindola si sale in auto a Rigopiano, si va a destra a un bivio e continua in direzione di Castelli fino a una grande area da pic nic in alto a sinistra e alla Fonte della Creta (1254 m, cartelli), da cui inizia una carrareccia segnata. Si può arrivare anche da Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio o Fonte Cerreto per la strada che scavalca il Vado di Sole, o da Castelli per la pedemontana che offre eccezionali vedute sulla parete Nord del Camicia.

Si imbocca una carrareccia nel bosco indicata dai segnavia 200D e 252. Alla prima svolta a sinistra i segnavia seguono un ripido sentiero, che raggiunge direttamente il rifugio. Si continua invece sulla strada sterrata, non segnata ma evidentissima, che sale tra i faggi, supera una sbarra, e si affaccia un solco dove il bosco è stato abbattuto dalle valanghe. La strada si alza con sette tornanti, entrando e uscendo dal bosco, poi traversa a destra e aggira un crinale roccioso (1620 m, 1.15 ore).

Si esce definitivamente dalla faggeta, si traversa la ripida Valle Cupa, e si sale con altri due tornanti per scavalcare un crinale che scende dal Monte Siella. Un’ultima rampa a mezza costa porta al rifugio della Torricella (1740 m, 0.30 ore), alle cui spalle sono un panoramico dosso e uno spuntone roccioso. Domina la zona il roccioso Monte Coppe, a sinistra sono il Siella e il Tremoggia, più a destra si vedono le colline e l’Adriatico.

La vicina sella da qualche anno è occupata da un capannone che serve a ricoverare il bestiame, la Fonte della Torricella è pochi metri più in alto. E’ possibile concludere la camminata in questo punto, o proseguire sul sentiero che, dalla Fonte, sale a mezza costa su terreno roccioso (segnavia 252 poco visibili), e si avvicina al fondo erboso in un vallone sorvegliato dalle rocce del Monte Coppe.

Lo si risale fino a una sella (1940 m) dove arriva da sinistra un sentiero che sale da Fonte Vetica, e poi si sale verso destra, senza difficoltà, alla vetta del Monte Coppe (1987 m, 0.45 ore), belvedere sul Dente del Lupo e il versante Nord-est del Camicia. Intorno alla vetta si avvistano spesso i camosci.

La discesa, per l’itinerario di salita, richiede 0.30 ore fino alla fonte e al rifugio, e 1.15 ore da qui alla Fonte della Creta. Dalla sella 1940 m si possono raggiungere anche la Sella di Fonte Fredda, dove ci si affaccia sul Campo Imperatore, e la vetta del Monte Siella (2027 m, 1 ora a/r in più).