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Intorno alle acque scure del Lago di Pilato, da secoli, si dipanano storie inquietanti. L’erudito bolognese Leandro Alberti, nel 1557, narra “che quivi soggiornano i diavoli, et danno risposta a chi li interroga”. Secondo il provenzale Antoine de la Sale, arrivato 136 anni prima, “non è molto che ci sorpresero due uomini uno dei quali era un prete. Questo prete fu condotto a Norza e là martirizzato e bruciato. L’altro fu tagliato a pezzi e gettato nel lago da quelli che l’avevano preso”.  

In realtà, il Lago di Pilato, è semplicemente uno dei più bei siti dell’Appennino. Lo sorvegliano le vette più alte dei Monti Sibillini, dal Vettore alla Cima del Redentore e dalla Cima del Lago al Pizzo del Diavolo, che si affaccia sul Lago con una verticale parete calcarea percorsa da impegnative vie di arrampicata ed è affiancato dal torrione del Gran Gendarme

Per chi vuol salire al Lago di Pilato, quello che sale da Foce è l’itinerario meno faticoso, e l’unico che non comporta dei faticosi saliscendi. Bello e vario il paesaggio della Valle del Lago, caratterizzata da circhi glaciali e tracce di erosione. Magnifica la prosecuzione verso i 2476 metri del Monte Vettore, che richiede di superare il passaggio delle Roccette, elementare in estate ma di grande impegno d’inverno. Con neve e ghiaccio anche la salita al Lago può essere impegnativa, ed è esposta a grandi valanghe. Attenzione!

  • Dislivello: 940 metri
  • Tempo: 5.45 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: da maggio a ottobre

Dal borgo di Foce (945 m), che si raggiunge da Montemonaco, si segue a piedi la strada sterrata, indicata dai segnavia 151, che lascia a sinistra la sorgente dell’Aso e prosegue sulla destra del Piano della Gardosa, in vista del lontano Pizzo del Diavolo. Si tocca uno slargo, ci si alza sulla destra ai piedi del Monte Argentella, si supera una conca erbosa e si raggiunge un pianoro alla confluenza del Fosso dell’Argentella nel vallone principale. Poco oltre la strada sterrata finisce (1150 m, 0.45 ore).

Si continua per un sentiero che si alza nella faggeta segnata dalle valanghe, sale a tornanti fino a una caverna, e poi si alza con percorso ripido e faticoso nel canalone roccioso delle Svolte. Una traversata a destra nella faggeta porta ad aggirare un crinale e ad affacciarsi (1480 m, 1 ora) sui pendii erbosi e sassosi della Valle del Lago, dove il percorso diventa nettamente più comodo. Qui ricompare il Pizzo del Diavolo.

Il sentiero traversa una conca, passa accanto alla Fonte Matta (1570 m), che dà acqua solo a inizio stagione, e continua verso destra nell’ampia valle, che offre un bel panorama sulla parete Nord del Pizzo del Diavolo e sui circhi glaciali che si aprono ai piedi di Forca Viola e del Quarto San Lorenzo.

Si passa accanto ai ruderi del Casaletto (o Capanna Piscini, 1753 m), si lascia a destra un sentiero per Forca Viola, e si scende per qualche metro in una conca erbosa. Si riprende a salire su un crinale, ai piedi del Pizzo del Diavolo.

Scavalcato un crinale, si scende alla piccola Fonte del Lago e al bacino settentrionale del Lago di Pilato (1940 m, 1.30 ore). In breve, aggirandolo sulla destra, si raggiunge anche il bacino meridionale. I regolamenti del Parco vietano di entrare nell’acqua e di percorrere fuori sentiero i ghiaioni.  

Da destra incombono il Gran Gendarme e la parete Est del Pizzo del Diavolo, di fronte sono le bancate rocciose della Cima del Lago, a sinistra i ripidi pendii di ghiaie e rocce del Monte Vettore. Delle tracce di sentiero permettono di salire verso destra alla grotta-bivacco che si apre ai piedi del Gran Gendarme. In discesa, per lo stesso itinerario occorrono 2.30 ore.