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La Grande Guerra ha lasciato una traccia anche sul Velino. Vincenzo Sebastiani, ingegnere e alpinista socio della sezione di Roma del CAI, ha ideato nei primi anni del Novecento il primo rifugio del massiccio, e durante il conflitto è stato ucciso da una cannonata austro-ungarica a Gorizia.

Al ritorno della pace è stato costruito il piccolo rifugio che gli è stato dedicato, e che è stato inaugurato nel 1922. Nell’occasione, due delle cime più eleganti dei dintorni sono state dedicate a Trento e Trieste. Questo bel percorso, dopo la salita al rifugio Sebastiani dal Piano di Pezza, compie una spettacolare traversata di cresta, con vastissimi panorami.

L’itinerario, uno dei più classici e vari del massiccio, viene frequentato anche a causa della vicinanza del rifugio, che nel 2022 è stato ampliato e reso più accogliente. Percorrere queste creste fa capire quanta bellezza verrebbe buttata via se fosse realizzato il collegamento tra le piste di discesa di Ovindoli-Magnola e di Campo Felice.

  • Dislivello: 820 m
  • Tempo: 5.30 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Da Rocca di Mezzo o da Rovere si seguono le strade che salgono verso il Vado di Pezza, dove l’asfalto finisce. Si aggirano a destra due rifugi, si scende per una strada sterrata sul Piano di Pezza, e lo si traversa fino al posteggio di Capo Pezza (1535 m, 5,5 km dal Vado), in vista delle punte Trento e Trieste. Partire a piedi dalla fine dell’asfalto, come suggeriscono alcune guide, rende il percorso lunghissimo, noioso e molto assolato in estate.

Si continua a piedi sulla strada sterrata, e a un cartello si piega a destra per un sentiero (segnavia 1 e 1C) che inizia a salire con piacevole percorso nella faggeta. Si supera uno stretto vallone boscoso, poi si sale a una conca erbosa ai piedi del Colle delle Trincere e a un bivio (1793 m, 0.45 ore).

Tralasciato il sentiero che sale direttamente verso il Colle dell’Orso e il Velino, si sale a destra nel bosco (segnavia 1C), si supera un gradino, poi si risale un severo vallone verso il Colletto di Pezza e il rifugio Sebastiani (2102 m, 0.45 ore), da cui appare la parete della Vetta occidentale del Costone. 

Si riparte sul sentiero che inizia in piano davanti al rifugio, sale per scavalcare un crinale, e poi traversa ai piedi della Vetta orientale del Costone fino a sbucare in cresta (2175 m) di fronte alla Valle di Teve e al Velino. Se si sale alla cima (2271 m) per un ripido sentiero segnato, e poi si scende al di là sulla cresta occorrono 0.30 ore in più.

Il sentiero lascia a sinistra un tracciato che scende al Piano di Pezza, scavalca la cresta rocciosa di Colle dell’Orso, prosegue a mezza costa su terreno ripido e poi lascia a destra il tracciato per il Colle del Bicchero e il Velino. Sbucati su un pendio erboso, lo si risale a sinistra fino alla Punta Trento (2243 m, 1 ora), ottimo belvedere.

Si continua in discesa sulla cresta, poi si seguono i segnavia che si abbassano in un canalino roccioso. Un crinale più comodo porta a una sella (2140 m) ai piedi della rocciosa Punta Trieste. Salendo per una ripida cresta di ghiaie e roccette si raggiunge anche questa vetta (2230 m, 0.30 ore).

Si riparte per un’ampia e panoramica cresta erbosa, si lasciano a sinistra i segnavia, si scavalca un cocuzzolo e si raggiunge la vetta del Capo di Pezza (2177 m, 0.30 ore), l’ultima cima della giornata, dov’è una croce di legno.

In discesa ci si abbassa a sinistra per un sentierino ghiaioso che porta al Vado di Castellaneta (2068 m), senza nome sulle carte. Per un sentiero segnato si scende a sinistra in diagonale fino a un vallone erboso con grandi massi. Si va a destra a un bivio, si scende nel vallone e si raggiunge la base dei vasti ghiaioni ai piedi del Costone della Cerasa. Il sentiero entra nella faggeta, e scende con percorso piacevole ed evidente. Toccata una cisterna, si piega a destra fino al punto di partenza (1.30 ore).

Stefano Ardito Vette dell’Appennino centrale (Idea Montagna, 2019)

Stefano Ardito Sentieri del Parco Sirente-Velino (Iter, ultima edizione 2023)