In molte parti d’Europa gli orsi non vanno più di moda. In Slovacchia il governo ha approvato un forte aumento delle uccisioni, in Trentino proseguono i referendum (senza valore legale, per fortuna) per ridurne il numero. In Abruzzo, la tragedia dei due orsetti annegati in un inutile bacino artificiale presso Scanno ci ha ricordato come la sopravvivenza dell’orso marsicano sia a rischio.
Un’ottima notizia, però, arriva dall’Aragona, la regione della Spagna che comprende alcune delle valli più belle e selvagge dei Pirenei. E’ una notizia senza confini, perché la reintroduzione dell’orso bruno sulla catena è iniziata qualche anno fa sul versante francese.
Una delle femmine liberate, Claverina, è stata liberata nel 2018 dal team francese che segue da anni la reintroduzione della specie sul versante aragonese dei Pirenei. E’ sua figlia l’orsacchiotta che è stata osservata qualche settimana fa grazie alle videotrappole della valle di Hecho, nel Parque Natural de los Valles Occidentales.
Secondo Antonio Cavo, direttore generale di Ambiente Naturale, Caccia e Pesca del Governo aragonese, la nascita dell’orsacchiotta è un segno “del consolidamento della sub-popolazione occidentale di orsi nei Pirenei”. In passato, l’orsa Claverina “non aveva condiviso il suo territorio con maschi riproduttori. La nascita dimostra come il numero degli esemplari negli ultimi anni sia aumentato”.
Secondo la TVE, la televisione di stato spagnola, oggi nel Parco vivono sei orsi: tre maschi di quattro anni, un maschio di due, una femmina e la figlia di Claverina. Tra Francia e Spagna, la popolazione di orsi dei Pirenei occidentali raggiunge i dieci esemplari.
In passato, in Spagna, gli orsi dei Pirenei hanno sofferto più di quelli dei Monti Cantabrici, nelle Asturie. Nel 2010, era morto l’ultimo esemplare autoctono dell’animale che il naturalista Félix Rodríguez de la Fuente, autore di una collana di manuali faunistici pubblicata in Italia dal mensile “Airone”, aveva definito “il titano dei Pirenei”. Per Ivan Afonso, tecnico ambientale del Conselh Generau d’Aran e autore di varie ricerche sulla specie, a far estinguere l’orso era stata “una autentica persecuzione”.
Sui Pirenei, come in Trentino, sono stati liberati orsi e orse catturati in Slovenia. Oggi, sull’intera catena, sono presenti dai 70 e gli 80 esemplari, divisi in un nucleo occidentale (Huesca e Navarra in Spagna e Pyrenés Atlantiques in Francia) e in un nucleo orientale, più numeroso, tra le valli di Aran e di Pallars Sobirà in Catalogna, il Principato di Andorra e i dipartimenti francesi della zona. Numeri che contrastano con quelli relativi al Cantábrico, dove, dopo essere arrivati a un passo dall’estinzione negli anni Ottanta e Novanta, oggi vivono più di 370 esemplari.
La convivenza tra uomo e orso può essere problematica anche sui Pirenei, e il Governo dell’Aragona ha recentemente investito 300.000 euros per “far convivere la conservazione della biodiversità e lo sviluppo socioeconomico”. Nel 2024 sono stati confermati 33 atacchi di orsi nelle Valles Occidentales, con la predazione di 44 pecore e 2 capre, per un totale di 22.431,75 euro di indennizzi. Quest’anno nella zona di Ansó ci sono stati 4 attacchi, con 6 pecore uccise.
Per affrontare il problema, il Governo dell’Aragona ha avviato la Mesa del Oso (“il Tavolo dell’Orso”), uno spazio di dialogo con gli allevatori, le amministrazioni e l’intera società delle zone interessate. L’obiettivo è di avviare in maniera condivisa “provvedimenti che permettano di ridurre i danni causati dalla presenza dell’orso in montagna”. I primi interventi vedranno l’installazione di recinzioni migliori per difendere gli ovili, e il miglioramento dei rifugi e delle piste per rendere più facile la vigilanza dei pastori.
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