Uno dei canyon più spettacolari d’Italia si apre ai piedi della Marmolada. Da decenni, migliaia di turisti, escursionisti e sciatori lo sfiorano e lo scavalcano su un ponte ma non si fermano a osservarlo. Da un mese questa realtà ha iniziato a cambiare, e il “merito” è di una tragedia che ha cambiato il volto di molte zone delle Dolomiti, a iniziare dalla Val di Fiemme e dal Lago di Carezza.
I Serrai (significa “serrati”, cioè “chiusi”), al cui sbocco sorge il borgo di Sottoguda, sono stati scavati dalle acque del torrente Pettorina. In passato, questa forra profonda un centinaio di metri, stretta fino a una decina e lunga un chilometro e mezzo è stata utilizzata come via di passaggio, e ha visto sorgere una strada percorsa da pedoni, da carri e poi anche da automobili e camion.
Poi la nuova strada per Malga Ciapela e il Passo Fedaia ha spostato il traffico verso l’alto, e i Serrai sono ridiventati silenziosi, percorsi da turisti e da escursionisti in estate (c’era anche un pacchiano trenino turistico, in realtà), e d’inverno da alpinisti in cerca di cascate di ghiaccio su cui scalare.
Le cose sono cambiate un’altra volta nell’ottobre 2018, quando la tempesta Vaia, con i suoi venti di violenza inaudita, ha ostruito i Serrai di Sottoguda con frane e tronchi caduti dall’alto. Gli interventi di ripristino, curati dalla Regione del Veneto e realizzati da Veneto Acque sono costati oltre 11 milioni di euro si sono conclusi o quasi da qualche settimana (resta un piccolo cantiere dal lato di Malga Ciapela).
Dal 14 giugno i Serrai, ora tutelati da una Riserva naturale, sono stati riaperti al pubblico, e il successo è stato immediato. Il percorso, spettacolare ed elegante, segue il vecchio tracciato stradale ricostruito a tratti in legno e in altri in cemento. Il percorso attraversa quattro volte il torrente, e tocca una serie di punti storici tra i quali spicca la chiesetta “trasferita” da Sant’Antonio Abate a Sant’Antonio da Padova, che si festeggia a giugno.
Per motivi di sicurezza è obbligatorio l’utilizzo del casco, che viene fornito all’ingresso. Per garantire una visita piacevole, è permessa la presenza di un numero massimo di 200 visitatori. Una volta raggiunta quella cifra si può entrare solo quando altri visitatori escono. Il percorso a piedi richiede un’ora a/r dalla biglietteria, ma il tempo effettivo raddoppia perché occorre lasciare l’auto nei posteggi delle frazioni di Le Palue o Pian e traversare a piedi il borgo, con evidenti benefici per le poche attività commerciali.
Si accede al canyon dalle 9 alle 17, fino al 14 settembre, pagando un biglietto di 5 euro per gli adulti e di 2 euro per bambini e ragazzi, mentre disabili e residenti entrano gratis. L’intero percorso è accessibile a carrozzine e passeggini. A gestire i Serrai sono i ragazzi della Cooperativa Sviluppo & Lavoro. Le regole per l’accesso invernale degli alpinisti non sono ancora state rese note.
Ho percorso i Serrai in un giorno feriale di metà luglio. Ho scoperto un percorso bellissimo e attrezzato alla perfezione, visitato da un pubblico più che vario. Escursionisti abituali e persone che non hanno mai camminato su un sentiero, famiglie con bambini piccoli e moltissime persone avanti con gli anni, un numero molto alto di disabili. Non ci sono gli americani e i giapponesi che affollano strtade e sentieri della non lontana Cortina, ma magari arriveranno anche loro.
Che altro dire? Grazie alla Regione, a Veneto Acque e al Comune, congratulazioni al sindaco Valerio Davare, buon lavoro ai ragazzi di Sviluppo & Lavoro. Un consiglio? Andate a visitare i Serrai di Sottoguda, se siete escursionisti assatanati potete farlo in un giorno di riposo, o dopo un’altra camminata più dura.
Mi auguro che l’esempio dei Serrai possa essere ripreso in tante altre parti d’Italia, dove per valorizzare il paesaggio si ricorre inutilmente a voli dell’angelo, ponti tibetani sempre più lunghi, panchine giganti e ad altre attrezzature da saltimbanchi. La natura piace perché è semplice, e semplice deve restare.
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