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La Grotta del Cavallone, che si apre nel territorio di Taranta Peligna ed è stata esplorata fin dai primi anni del Settecento, viene visitata regolarmente da più di due secoli, e può essere oggi raggiunta camodamente grazie a una cestovia e a un sentiero a gradini. L’ambientazione al suo interno della tragedia “La Figlia di Iorio” di Gabriele d’Annunzio l’ha resa ancora più popolare.

Quando l’impianto di risalita è aperto, questo percorso consente di abbinare la visita (sempre guidata) della Grotta a una camminata in cui si apprezza il contrasto tra il roccioso Vallone di Taranta e i pascoli intorno al rifugio di Fonte Tarì, che viene aperto e gestito nei weekend, e che offre un meraviglioso panorama verso le colline e il mare. La salita al rifugio da Lama dei Peligni è più lunga e meno varia.  

  • Dislivello: 360 m
  • Tempo: 2 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: da giugno a settembre

Dalla statale 84, tra Lama dei Peligni e Palena, si sale al posteggio (780 m) della cestovia della Grotta del Cavallone. Si può arrivare anche da Taranta Peligna. Quando l’impianto è chiuso la strada è sbarrata, se si prevede di scendere dopo l’orario di chiusura occorre lasciare l’auto sulla statale.

Dall’arrivo dell’impianto (1388 m, bar-ristorante), un viottolo sale fino alla base (1433 m) della scala scavata nella roccia che conduce alla Grotta. Per raggiungere l’imbocco (oltre 200 gradini), la visita della cavità e il ritorno occorrono circa 1.30 ore. 

Si riparte per un sentierino indicato da un cartello per il rifugio, che aggira a sinistra un edificio, costeggia una parete verticale, tocca una grotta e poi attraversa un ripido pendio di erba e sassi. Il tracciato, anche se esile, è sempre ben visibile. Si continua con dei larghi tornanti, indicati da qualche segnavia rosso, sul pendio da cui affiorano dei grandi massi calcarei.

Un’aerea traversata e delle svolte ai piedi di un torrione roccioso portano a uscire (1631 m), sui pascoli del versante di Lama dei Peligni. Si scende sul sentiero indicato dai segnavia H4,  si traversa un pianoro, si tocca un ometto di pietre e si scende al rifugio di Fonte Tarì (1540 m, 0.45 ore), saltuariamente aperto e gestito, che offre una piacevole sosta. Accanto all’edificio è un ottimo e fresco fontanile.

Si risale al cartello 1631 m, si continua a salire sul sentiero, e si raggiunge un altro bivio (1655 m) dove si lasciano a i segnavia per Colle Incotto e il Monte Amaro. Qui si va a sinistra e ci si riaffaccia sul Vallone di Taranta.  Il sentiero, esile ma sicuro, scende in un valloncello, traversa passando alla base di uno sperone roccioso, poi continua con percorso aereo e suggestivo, a picco sulla parte bassa del Vallone e l’arrivo della cestovia. Una risalita su un ghiaione precede il bivio (1634 m, 0.45 ore) dove ci si innesta sulla mulattiera di fondovalle.

Lasciati a destra i sentieri per il rifugio Macchia Taranta e il Monte Amaro, si scende sul fondovalle, seguendo dei segnavia senza numero. Tra boschi e ghiaie si torna all’altezza dell’arrivo della cestovia, che si raggiunge per un primo sentierino orizzontale o, poco più in basso, scendendo alla strada sterrata e risalendo su questa. Occorrono 0.30 ore.

Stefano Ardito Sentieri del Parco della Maiella, Idea Montagna 2022