Qualche anno fa, con l’amico Federico Santini, ho girato un documentario su e con Daniele Nardi per “Geo & Geo” di Rai Tre. Ho usato un po’ di sue immagini d’archivio (l’Everest, l’Ama Dablam, il Nanga Parbat in estate, la terribile spedizione al K2 dov’è scomparso Stefano Zavka), l’ho fatto vedere nei suoi paesaggi di casa.
Una corsa sulla spiaggia di Sperlonga, un’arrampicata a Gaeta, la palestra al coperto di Sezze. E ho concluso il documentario in vetta al Semprevisa, il “tetto” dei Monti Lepini, 1536 metri, con Daniele che legava alla croce delle bandierine di preghiera tibetane. Ci tenevo a raccontarlo così, in bilico tra le sue radici nel Lazio e la sua passione per le grandi montagne del mondo.
Oggi è una giornata di dolore. Alex Txikon e i suoi amici pakistani e spagnoli hanno concluso senza risultati la loro ricerca durata tre giorni, sappiamo che Tom e Daniele resteranno sulla parete Diamir, possiamo solo immaginare cosa sia loro accaduto lassù.
Raccontare queste storie come giornalista, documentarista e scrittore è il mio mestiere, l’ho fatto nei giorni scorsi e lo farò ancora nei prossimi. Ho dato spazio alle opinioni di personaggi famosi come Reinhold Messner (che sulla parete Diamir del Nanga ha perso nel 1970 il fratello), al lavoro di Agostino Da Polenza e del suo team, alle parole e alle immagini coraggiose di Stefania Pederiva, la compagna di Tom Ballard.
Tom l’ho incontrato una volta sola, ho letto delle sue salite nei racconti di altri, non posso aggiungere altro su di lui. L’estate scorsa, sul libro del bivacco dal Bianco, ho letto con emozione e ammirazione le sue note dopo alcune straordinarie arrampicate solitarie sulla Marmolada.
Voglio (com’è duro scrivere volevo!) bene a Daniele, so che le sue avventure sulle grandi montagne del mondo hanno fatto scoprire a molti giovani del Lazio il fascino dei Lepini e degli altri bellissimi “montarozzi” nostrani, e le pareti verticali di Norma, Sperlonga e Gaeta. Poi, magari, qualcuno ha proseguito la sua scoperta verso il Gran Sasso, il Monte Bianco, l’Himalaya. Grazie Daniele.