Se la Regione Lazio approvasse la costruzione di un petrolchimico sulla spiaggia di Sperlonga, o di un centro commerciale tra le rovine di Villa Adriana, il Governo, l’Unione Europea e l’UNESCO interverrebbero subito. E, tra Via della Pisana e Via Cristoforo Colombo, verrebbe usata anche qualche camicia di forza.
Se nelle aree industriali in crisi tra Rieti, la Ciociaria e Pomezia la Regione promettesse di creare dei posti di lavoro al costo di 2,9 milioni di euro l’uno, si farebbero sentire la Banca d’Italia e le autorità finanziarie europee. E la credibilità del nostro Paese dal punto di vista economico scenderebbe ancora più in basso di dov’è ora.
Sulla “montagna di Roma” le cose stanno esattamente così. Voci che arrivano dalla Regione Lazio fanno pensare che possa essere approvato in tempi brevi il progetto TSM2 (Terminillo Stazione Montana 2). Il piano per collegare con nuove piste e nuovi impianti la zona sciistica tradizionale del Terminillo con quella di Campo Stella, sul versante di Leonessa.
A farne le spese sarebbero la cresta sommitale del massiccio, la Sella di Leonessa, la Valle della Meta e le faggete di entrambi i versanti. Si tratta di alcuni degli ambienti montani più importanti e suggestivi del Lazio, in buona parte protetti dall’Italia e da Bruxelles come SIC (Siti d’Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale). Ma il clima sovranista e anti-Unione Europea degli ultimi tempi fa evidentemente pensare a qualcuno che queste barriere possano essere facilmente aggirate.
Il piano economico del progetto è ancora più incredibile di quello ambientale. Il progetto TSM2 parla di un investimento iniziale di 20 milioni di euro, richiesti alla Regione come primo stralcio, e di un costo totale di 49,3 milioni. Basta uno sguardo al numero degli impianti progettati, e ai loro prezzi di mercato, per capire che l’intero intervento costerebbe qualche centinaio di milioni, da trovare non si sa dove e come.
Altre cifre sparate a casaccio sono la previsione di centinaia di migliaia di sciatori all’anno e di 103 posti di lavoro (17 fissi e 86 stagionali). Non vengono considerati il riscaldamento del clima, l’accorciamento della stagione sciistica (che nel 2019-2020 non c’è stata proprio), l’enorme difficoltà di procurarsi acqua per impianti di innevamento artificiale. Chi ha definito “farlocco” il Business Plan del progetto è stato fin troppo buono.
Sorprende vedere che vari Comuni della zona, tra i quali Leonessa duramente colpita dal terremoto del 2016, abbiano dato il loro appoggio al TSM2, che prevede di azzerare il fascino del loro più importante monumento naturale, che invece potrebbe essere un motore di sviluppo compatibile. Oltre a parte dell’opinione pubblica locale, purtroppo, hanno abboccato all’amo sindacalisti, giornali e siti d’informazione locale.
Addolora vedere che, come per l’autorizzazione alla caccia nelle zone della Ciociaria popolate dall’orso, la Regione Lazio e la Giunta Zingaretti scelgano di non guardare al futuro, ma di schierarsi con i localismi più retrivi. Per evitare speculazioni politiche, ribadisco che nessuna Amministrazione precedente ha avuto un atteggiamento migliore. Ma da questa mi sarei aspettato qualcosa di più.
L’idea dei promotori di TSM2, come tante altre volte in passato, è di avviare comunque lo sfascio, e poi di tornare periodicamente all’attacco per chiedere nuovi soldi da destinare alle ruspe. Un meccanismo che negli anni Sessanta ha funzionato tante volte a Roma e sulla costa del Lazio.
Questo è il momento di capire e di informare, anche perché lo sfascio del Terminillo non riguarda solo il Lazio e chi ci vive, ma sarebbe un duro colpo per tutte le montagne italiane. Arriverà il momento di tornare a manifestare, come si è fatto trent’anni fa per Campo Pericoli, la Val di Bove e tanti altri luoghi minacciati dell’Appennino. Intanto, però, è lecito sperare in un sussulto di orgoglio da parte di Nicola Zingaretti. Governatore, blocchi tutto, lei può. Sarebbe una scelta giusta per il futuro del Lazio.