I recenti DPCM del governo Conte, e in particolare quello del 24 ottobre che “raccomanda fortemente” agli italiani di “non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati”, hanno fatto nascere in molti escursionisti dei seri dubbi se proseguire o meno la propria attività in montagna o altrove.
Il comunicato emesso il 28 ottobre dal Club Alpino Italiano, a firma del presidente generale Vincenzo Torti e del direttore Andreina Maggiore, risponde che camminare si può, sia pure con tutte le protezioni del caso. E’ una presa di posizione importante, immagino sofferta, di cui ringrazio i dirigenti del CAI. E che merita di essere letta con attenzione.
“La raccomandazione di non spostarsi non è riferita alle attività motorie che vengono svolte all’aperto (il trekking, cioè l’escursionismo è richiamato nella circolare del Ministero dell’Interno del 27 ottobre 2020)” spiegano nel loro comunicato Torti e Maggiore.
“Di conseguenza le attività in montagna dei soci e delle Sezioni CAI si possono svolgere, solo con il più fermo rispetto dell’utilizzo dei dispositivi di protezione, del distanziamento e con il divieto di assembramento.” Lo stesso vale per “i rifugi e le strutture ricettive”, e per le scuole di alpinismo del CAI.
Qualunque attività si svolga, “sono regole inderogabili l’obbligo di mantenere un distanziamento di un metro tra persone non conviventi e il divieto di assembramento”. L’obbligo della mascherina è escluso “solo nei luoghi in cui sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”.
Nel periodo di validità del DPCM, invece, le Sezioni CAI devono sospendere tutte le loro attività al coperto, come riunioni, spettacoli, conferenze, lezioni e prove dei cori. Le Sezioni, però, restano aperte per le attività di segreteria, e per le iscrizioni e i rinnovi dei soci.