Veio, città etrusca a venti chilometri dal Campidoglio, è stata la prima grande rivale di Roma antica, un ruolo che è poi passato a Cartagine. Messa a ferro e fuoco nel 396 dalle truppe di Furio Camillo, la città antica offre al visitatore di oggi poche rovine e il fascino del Ponte Sodo, un tunnel scavato dagli Etruschi per far defluire le acque del torrente Cremera. Il Parco regionale di Veio tiene in discrete condizioni i sentieri, ma si possono sempre incontrare tratti fangosi o con vegetazione intricata. La deviazione (bellissima!) verso la Porta Capena richiede di fare attenzione ai cani da pastore.

Dislivello: da 220 a 260 metri
Tempo: da 2.45 a 3.15 ore a/r
Difficoltà: E

Il borgo di Isola Farnese si raggiunge in auto con una deviazione di 1,5 km dalla Via Cassia, seguendo le segnalazioni per di Veio. Si può arrivare in treno, utilizzando la linea FFSS Roma-Viterbo fino a La Storta, e proseguendo con il bus ATAC 032.
Dalla sella che precede il paese, una strada scende a sinistra al cimitero, e poi a un posteggio e a un mulino sul Fosso Piordo (la Mola, 83 metri), che più in basso forma una bella cascata. Se si parte a piedi dal borgo si cammina per qualche minuto in più.
Si traversa un ponte pedonale, e si sale agli scavi del Santuario di Portonaccio, spesso chiusi, con una bella strada lastricata e i pochi resti del tempio. Si continua sulla strada sterrata (segnavia 208A) che sale tra i campi al pianoro di Veio. Lasciati a sinistra gli scavi della villa romana di Campetti, si raggiunge la strada (119 metri) sterrata che attraversa l’altopiano.
La si segue verso destra fino a un bivio, oltre il quale, da un portale, scende il sentiero per il Ponte Sodo, che si seguirà più tardi. Lo sguardo, da qui, spazia sulla valle del Tevere e l’Appennino, dove spesso si riconosce il Terminillo.
Dal bivio si scende invece verso destra, per una strada sterrata indicata dai segnavia 208B. Il tracciato traversa a saliscendi i campi del Piano di Comunità, poi piega a destra verso un’azienda agricola.
Qui si continua in linea retta, oltrepassando una sbarra, per un viottolo indicato da vecchi segnavia bianco-rossi, che tocca gli scavi di Macchia Grande. Una discesa porta a una sella boscosa, da cui in segnavia scendono verso destra alla Via Francigena. Senza seguirli, si sale al pianoro della Cittadella (o Piazza d’Armi, 107 metri, 1 ora), difeso da tratti ben conservati delle mura. Si vede anche una grande cisterna.
Si torna per lo stesso itinerario al bivio con portale. Lo si supera, e si scende per un viottolo (segnavia 207A) affiancato da una staccionata. Lasciato a sinistra un valloncello, si continua sull’orlo dei campi, si lascia a destra una recinzione, si superano un abbeveratoio e delle rocce, si aggira a destra un altro campo e si raggiunge una tabella che illustra il Ponte Sodo, che è proprio sotto ai nostri piedi.
Si scende per pochi metri, si passa una staccionata, si scende al ruscello aiutandosi con una corda (non ci sono difficoltà) e si scopre lo spettacolare tunnel del Ponte Sodo (81 metri, 1 ora). Al ritorno, dal punto in cui ci si riaffaccia sui campi, è possibile scavalcare a sinistra la recinzione, salire per un campo, e poin scendere a sinistra. Pochi metri su un sentierino nel bosco portano alla Porta Capena, traversata da una splendida strada romana lastricata. Questa deviazione richiede 0.30 ore in più, il ritorno dal Ponte Sodo al posteggio, per la via dell’andata, richiede 0.45 ore.

 

Stefano Ardito, Passeggiate ed escursioni a Roma e dintorni, Newton Compton, 2020