La primavera è una stagione meravigliosa. Le montagne sono ancora piene di neve, la campagna è verde e invitante, c’è spazio per praticare decine di sport e di attività nella natura. Agli italiani, come abbiamo saputo da poco, tutto questo è stato vietato per un altro, interminabile mese.
In democrazia, nei momenti di emergenza, si deve obbedire a chi detiene legittimamente il potere, ma il cervello resta libero di pensare e capire. E’ evidente che nell’Italia dove le lobby fanno quello che vogliono o quasi (i cacciatori durante il lockdown, i furbi del vaccino un po’ ovunque) il milione e più di camminatori, ciclisti e tutto il resto conta meno di zero.
E’ ridicolo e offensivo che, nelle loro circolari, i funzionari governativi non utilizzino mai la parola “escursionismo”, che sui dizionari cartacei e online si trova facilmente, ma solo un generico “attività motoria”. C’è il rischio concreto, dato il ritmo lentissimo delle vaccinazioni, che il divieto di avvicinarsi senza assembramenti alla natura prosegua fino all’estate.
E’ evidente, ma sembra non interessare a nessuno, che vietare la natura e i sentieri (e con loro la roccia, lo scialpinismo, la bici sulle strade e fuori, il birdwatching, la canoa nei laghi e in mare e tanto altro…) causerà seri danni alla salute fisica e mentale di migliaia e migliaia di italiani.
Non è un caso che, nell’Italia che ignora e vieta la natura, abbiano iniziato a riaffacciarsi speculazioni del passato, dalle strade inutili agli impianti di risalita sproporzionati e senza senso. Mi auguro, senza avere troppe speranze, che certe cose vengano tenute fuori dai finanziamenti del Recovery Fund.
Centoventi anni fa John Muir, uno scozzese trapiantato negli USA, ha scritto che “migliaia di persone stanche, con i nervi a pezzi, super-civilizzate stanno iniziando a capire che andare verso le montagne è andare a casa; che la natura selvaggia è necessaria; e che i parchi e le riserve di montagna sono utili non solo come fontane di legname e di fiumi che irrigano, ma come fontane di vita”.
Grazie alle parole che John Muir ha messo nero su bianco nel 1901 sono nati molti Parchi nazionali degli USA, e la natura è diventata uno degli elementi dell’identità nazionale americana. A Roma, invece, queste parole e queste idee non esistono proprio. Per questo motivo, tutti noi siamo stati ancora una volta malamente sfrattati dalla nostra casa tra i monti, e allontanati dalla nostra fontana di vita. E’ il momento di resistere, di capire, di ricordare. E magari di dar vita – finalmente! – a una lobby capace di farsi ascoltare.