Tre settimane fa, il 26 settembre, una tragedia ha scosso il mondo dell’alpinismo. La scialpinista americana Hilaree Nelson (nella foto), nata a Seattle quasi cinquant’anni fa, ha raggiunto gli 8163 metri del Manaslu insieme al suo compagno di vita e di avventura Jim Morrison. I due hanno iniziato a scendere con gli sci, e quasi subito Hilaree è stata travolta da una valanga, che l’ha trascinata a valle per circa 1500 metri di dislivello.
Qualche giorno dopo Jim è tornato in elicottero sulla montagna, ha ritrovato il corpo di Hilaree, lo ha portato a Kathmandu dove si è svolta una commovente cerimonia nel tempio induista e buddhista di Swayambunath.

Una donna d’avventura, una madre

La Nelson, originaria di Seattle, era una donna e un’alpinista straordinaria, con all’attivo la salita dell’Everest e del Lhotse in meno di 24 ore (2012) e la prima discesa in sci (2018), con Jim Morrison, della “Dream Line”, uno stretto e ripidissimo canalone del Lhotse. Nel suo straordinario palmarès sono altre imprese del genere sul Papsura nell’Himalaya indiano, sul Denali in Alaska e su molte altre cime degli States

In varie interviste a testate americane, Hilaree ha raccontato la difficoltà di staccarsi ogni volta dai due figli di 15 e di 13 anni, entrambi già appassionati di sci, arrampicata e avventura. La sua morte è stata ricordata con commozione da siti specializzati di tutto il mondo, ma anche dall’autorevole “New York Times”.
In Italia, a parte i siti specializzati, c’è stato il silenzio completo. Se avessi proposto la storia a un giornale di casa nostra, il caporedattore mi avrebbe risposto con tono scettico “ma c’è qualche italiano coinvolto?”

La Letterina, il Pupone e il Corriere

Contrasta con questa dolorosa vicenda quella della quasi omonima Ilary Blasi, la moglie in via di separazione di Francesco Totti. La storia era certamente ghiotta, e che i siti, le trasmissioni e i giornali di gossip ci si siano tuffati a corpo morto era scontato.
Fa impressione però che anche l’autorevole e serissimo “Corriere della Sera” abbia dedicato moltissimo spazio alla vicenda, prima con l’intervista di Aldo Cazzullo al “Pupone”, che ha portato alla luce le storie delle borse griffate e dei Rolex nascosti all’ex-partner.
E’ seguito un pezzo commosso dedicato alla pagina Instagram della “ex-Letterina” (di solito viene presentata così), che contiene immagini cucina casalinga, di shopping, di passeggiate con scarponcini firmati accanto al Lago di Braies, e di una vacanza in Tanzania limitata alle spiagge di Zanzibar. Ognuno va dove gli pare, ma figurati se questi vanno a vedere i leoni… L’ultima chicca è stata l’intervista all’investigatore privato che Ilary ha incaricato di spiare in tutti i modi Francesco, è che per questo ha incassato la modica cifra di 75.000 euro.
Viviamo in un paese libero, e per fortuna ogni caporedattore o direttore ha il diritto di mettere in pagina quel che vuole, e con il rilievo che crede. Ma il contrasto tra il silenzio sulla tragica fine di Hilaree Nelson e l’alluvione di spazio dedicato a una normale vicenda di tradimenti e ripicche tra due persone famose fa impressione.

La triste politica degli “italiapiattisti”

In passato ho parlato di “italiapiattisti” a proposito del secondo governo di Giuseppe Conte, che ha lasciato ciaspolatori e scialpinisti in bilico tra “attività motoria” e attività sportiva”, ed esposti a multe pesanti.
Ho fatto lo stesso, un anno dopo, quando Valentina Vezzali, sottosegretario allo Sport del governo di Mario Draghi, non ha risposto al CAI che le ha chiesto dei necessari chiarimenti sulla legge (forse giusta, ma contraddittoria e mal scritta) sull’obbligo di ARTVA, pala e sonda nelle uscite su terreno innevato.
Il silenzio assoluto su Hilaree, e l’alluvione di notizie sulla coppia Blasi-Totti, fanno capire che gli “italiapiattisti” si annidano anche nelle televisioni, nelle radio e nei quotidiani italiani. Le Alpi e l’Appennino non esistono, e le centinaia di migliaia di persone che li frequentano e li amano nemmeno. Che tristezza.