Il massiccio degli Écrins, il “piccolo Himalaya” delle Alpi francesi, è una delle aree montuose più severe e selvagge d’Europa. Al suo interno si alzano la ghiacciata Barre des Écrins (4105 metri) e una sfilata di poderosi “quasi 4000” come la Meije (3982 metri), l’Ailefroide (3956 metri) e il Pelvoux (3946 metri).

Il Parco nazionale che tutela la zona si estende su 91.800 ettari, e ospita lo stambecco, il camoscio, l’aquila reale e il gipeto. I botanici hanno censito oltre 2000 specie di piante. Negli ultimi vent’anni è tornato anche il lupo. Gaston Rébuffat, guida di Chamonix e autore di libri e film, ha parlato degli Écrins come “uno dei volti vergini della Terra”.

Molti rifugi del massiccio offrono a escursionisti e alpinisti delle camminate lunghe e faticose, sotto a un sole che qui è spesso violento e impietoso. Tra le eccezioni più belle è il percorso che, dalla valle del Vénéon e dal minuscolo borgo di La Bérarde, sale al Refuge du Châtelleret (nella foto), meraviglioso belvedere sulla Meije.

  • Dislivello: 560 m
  • Tempo: 2.45 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Quando andare: da luglio a settembre

La strada che sale da Bourg-d’Oisans a St. Christophe-en-Oisans e a La Bérarde introduce nel modo migliore a una valle aspra e solitaria. L’ultimo tratto, stretto e a picco sulle acque del Vénéon, è impressionante e richiede una guida attenta. Dal posteggio e dalla fermata dei bus si entra a piedi nel borgo de La Bérarde (1713 m).

Sulla facciata della chiesa, una lapide ricorda la prima salita della Meije, compiuta nel 1877 dalle guide Pierre Gaspard padre e figlio, e dal giovane barone Emmanuel Boileau de Castelnau, un alpinista di Nîmes. Subito dopo si imbocca a sinistra un sentiero che sale a tornanti offrendo una bella vista sul borgo, e poi entra a mezza costa nel Vallon des Étançons, traversando su una passerella il torrente che scende dal Vallone di Bonne Pierre. Si può anche iniziare per un sentiero più diretto, che sale dall’ingresso del borgo passando ai piedi delle rocce della Tête de la Maye.

Si continua quasi in piano, a poca distanza dal torrente, fino ad aggirare un crinale oltre il quale appare finalmente la Meije. Si continua sulla sinistra orografica del torrente, passando davanti alle cascate di Plaret e alle sagome eleganti del Pic Gény e di altre vette. Da destra incombe sulla valle la Grande Ruine.

Nell’ultimo tratto il sentiero si biforca, ma entrambi i rami raggiungono il Refuge du Châtelleret (2232 m, 1.30 ore), ottimo belvedere sulla parete della Meije, sorvegliata dal dente roccioso del Grand Pic. Sulle rocce spicca il Refuge du Promontoire, in posizione impressionante

Oltre la costruzione è una grotta chiusa da un muro a secco, che fino all’inaugurazione del rifugio nel 1882, veniva utilizzata come bivacco. Si può proseguire sul sentiero di fondovalle fin dove (2500 m circa, 1.30 ore a/r dal rifugio) esso diventa ripido. Si torna a La Bérarde per il sentiero già seguito (1.15 ore).