Tutti conoscono Don Luigi Ciotti come fondatore del Gruppo Abele e di Libera, pochi si ricordano che l’uomo di Chiesa che si batte da tanti anni contro le mafie è anche un uomo di montagna. Invece Don Ciotti è nato 78 anni fa a Pieve di Cadore, ai piedi delle Dolomiti venete, e si batte da decenni per il Parco Antelao-Sorapiss Marmarole, che né lo Stato italiano né la Regione Veneto hanno mai istituito. Nessuno o quasi, fino a sabato 25 novembre, sapeva che fosse anche un socio del Club Alpino Italiano. Poi la sua immagine è cambiata.

A mezzogiorno e mezzo circa, Don Luigi Ciotti è salito sul palco del 101° Congresso Nazionale del CAI, in corso di svolgimento nel Teatro Italia di Roma. Prima del suo intervento c’erano stati i saluti delle istituzionali e di alcune associazioni ambientaliste, una bella introduzione del presidente generale Antonio Montani, gli interessanti interventi dei due coordinatori del Congresso, Riccardo Santolini e Raffaele Marini.

Il pubblico era numeroso e attento, ma dopo quasi tre ore di dibattito in platea iniziava a girare un po’ di stanchezza. Poi Licia Colò, presentatrice dell’evento, ha dato la parola a Don Luigi, e una sferzata di energia ha colpito immediatamente i presenti, laici o credenti che fossero.

“La montagna simboleggia il desiderio di bellezza degli umani, la montagna ha un’anima, la montagna ha un valore spirituale” ha gridato dal palco Don Luigi, che sullo schermo alle sue spalle era presentato solo come “socio CAI”.

Gran parte dell’intervento di Don Ciotti è stata dedicata all’enciclica “Laudato sì” promulgata nel 2015 da Papa Francesco, e alla recentissima “Laudate Deum”, anch’essa dedicata al rapporto tra gli umani e la Terra che li ospita. “In materia di ambiente non si può essere neutrali” ha gridato Don Ciotti. “Servono lucidità e onestà, il potere e il progresso si rivoltano contro tutti noi”.

“La Terra e le nostre montagne hanno un’anima e noi dobbiamo diventare capaci di ascoltarla”. “C’è un legame profondo fra l’etica e l’estetica, tra il bene e il bello” ha detto Don Ciotti citando ancora Papa Francesco.

Poi, dopo aver parlato della “storia della nostra gente, dei montanari e dei contadini, i miei nonni, le persone che ci hanno preceduto”, il religioso antimafia ha chiesto a chi ci governa di “non spendere soldi per la pista da bob e per altri accidenti”, ma di investire “nei servizi essenziali, la salute, la scuola, la cultura, il trasporto pubblico, la banda larga”, perché “la loro mancanza toglie libertà e dignità alla nostra gente”.

In un passaggio durissimo, e interrotto da applausi scroscianti, Don Luigi Ciotti si è scagliato contro “la speculazione oggi tocca anche le alte quote”, e si è posto delle domande sugli imprenditori che la promuovono. “Chi sono questi signori, con tutta questa liquidità, che fatto questi investimenti con pochi controlli sulla provenienza? Abbiamo scoperto forme di riciclaggio anche di organizzazioni criminali e mafiose”.  Con toni simili, ha raccontato la vicenda della diga e della tragedia del Vajont, avvenuta sessant’anni fa, che ha causato 1.910 morti, e che Don Ciotti ha definito “una strage di Stato”.

L’ultima citazione è stata per Don Lorenzo Milani, il parroco che ha creato la scuola e la comunità di Barbiana, nell’Appennino toscano. “Era un cittadino, mandato per punizione sull’Appennino, dove ha creato la sua scuola. E, arrivando lassù, chiese di essere sepolto con gli scarponi ai piedi”.   

Quando è sceso dal palco, Don Ciotti è uscito dal Teatro Italia circondato dagli uomini della sua scorta. Un’immagine cruda, che ha ricordato ai presenti che la montagna, e il Club Alpino con lei, sono legati a filo doppio sia alla bellezza, sia ai problemi più drammatici dell’Italia.  

A questo link la mia cronaca del Congresso su montagna.tv

www.montagna.tv/229708/il-congresso-del-cai-forza-e-idee-per-unitalia-migliore/

A questo link l’intervento di Don Ciotti al Congresso del CAI

www.montagna.tv/229767/don-luigi-ciotti-le-montagne-desiderio-di-bellezza-e-infinito/