Il presente, come il passato, inizia da un meraviglioso panorama. Dal terrazzo del Museo della Montagna, nelle giornate serene, si vedono tutta la città di Torino e 450 chilometri di Alpi. A sud si alza il Monviso, di fronte il Rocciamelone sorveglia la Valle di Susa. Seguono le vette delle Valli di Lanzo e il Gran Paradiso. Chiudono la sfilata i “quattromila” del Monte Rosa, che appaiono a sinistra della Basilica di Superga.

E’ stato il panorama sulle Alpi, fin dall’Ottocento, a far sì che gli alpinisti torinesi, tra un’ascensione e l’altra, amassero salire ai 283 metri del Monte dei Cappuccini, che domina il Po e la città. Nel 1874, centocinquanta anni fa, fu inaugurata qui la Vedetta Alpina, dotata di un cannocchiale. Undici anni dopo, al belvedere si affiancò una sala con foto e diorami. Era il primo museo alpino d’Europa, poi imitato a Chamonix e a Courmayeur, a Monaco di Baviera e Zermatt.

E’ interessante ricordare che la Sezione di Roma del CAI, nata nel 1873 dopo che la città era diventata la nuova capitale del Regno, avviò la costruzione di una Vedetta Appenninica sul Gianicolo, ma che questa fu accantonata per far spazio alla grande statua di Garibaldi.  

Dal 1885 ai nostri giorni, il Museo ha acquisito immagini e oggetti di tutti i tipi. Un kayak e altri cimeli della spedizione del Duca degli Abruzzi nell’Artico. Le statue e le maschere buddhiste raccolte dall’esploratore Mario Piacenza nel 1913 in Ladakh. Una tenda e un respiratore a ossigeno della spedizione italiana del 1954 al K2. Una collezione di sci, ramponi e piccozze che spazia su un secolo e mezzo di storia. Accanto alle vecchie tende di tela spicca quella in Goretex usata da Reinhold Messner nella sua collezione degli “ottomila”. 

Da qualche anno il Museo ha cambiato nome (oggi si scrive Museomontagna) e volto, ma lo ha fatto tenendo d’occhio il passato. Sul tetto, un ampio terrazzo consente ancora di ammirare il panorama sulle Alpi. Se la pioggia o la nebbia impediscono di vedere le montagne, una sala permette di scoprire le alte quote grazie a foto panoramiche e monitor. Gli scorci sulle montagne servono a raccontare molte storie.

La valle del Moncenisio dà lo spunto per raccontare le vie di comunicazione transalpine, la Sacra di San Michele serve a capire la religiosità sulle Alpi. La Valle di Susa narra l’epopea dello sport bianco con sci d’epoca (bellissimi quelli norvegesi dell’Ottocento) e una vecchia Fiat 600 con tanto di portasci e “legni” di hickory sul tetto.

Il Monviso, caro più di un secolo fa Quintino Sella, racconta anche la storia del CAI. Nella sala, accanto a foto d’epoca e altri cimeli, sono esposti il primo stendardo del Club, cucito nel 1874, e uno dei primi bivacchi riportato a valle dopo aver accolto migliaia di alpinisti.

L’Uja di Mondrone, prima vetta delle Alpi italiane a essere raggiunta d’inverno, è il pretesto per narrare la storia dell’alpinismo su neve e ghiaccio. Il Gran Paradiso, con i suoi stambecchi, racconta dello sviluppo sostenibile in montagna. Il Monte Rosa, con i suoi spazi himalayani, dà lo spunto per raccontare l’alpinismo sulle montagne del mondo.

Ristrutturato in vista delle Olimpiadi di Torino del 2006, e poi ancora negli ultimi anni, il Museomontagna è oggi diretto da Daniela Berta, che ha preso il posto di Aldo Audisio. Si tratta di un’istituzione culturale che ha organizzato centinaia di mostre e pubblicato oltre 200 tra libri e cataloghi. Gli oltre 400.000 visitatori del 2023 raccontano l’interesse del pubblico.

Annessi al Museo sono la Cineteca e la Biblioteca nazionale del CAI, dove si possono consultare libri e riviste moderni ma anche volumi e manoscritti storici, incluse centinaia di libri di vetta. Il Museo torinese è tra i soci fondatori dell’International Alliance for Mountain Film (IAMF) e dell’International Mountain Museums Alliance (IMMA).

Tra le aggiunte recenti spicca lo spazio dedicato alle fotografie e ai cimeli di Walter Bonatti (nella foto), inaugurato all’inizio del 2023 e che ha avuto un grande successo di pubblico. La stessa operazione verrà ripetuta nella primavera di quest’anno, con uno spazio dedicato alla spedizione italiana che nel 1954 – ovvero 70 anni fa – ha compiuto la prima ascensione del K2.   

Tra le iniziative in programma quest’anno spiccano quelle legate al Programma di Sostenibilità avviato nel 2018 dal Museomontagna, in particolare attraverso il progetto “Stay with Me” e la mostra “A Walking Mountain”, che sarà inaugurata durante la Torino Art Week 2024.

Di grande importanza anche la mostra “Le ossa della terra. Primo Levi e la montagna”, aperta al pubblico dal 26 gennaio al 13 ottobre 2024. La mostra, che verrà inaugurata per la Giornata della Memoria, è dedicata a Primo Levi, sopravvissuto all’Olocausto e autore di celeberrimi libri, che per decenni ha praticato con entusiasmo l’escursionismo e l’alpinismo.

Sono passati 80 anni dalla caduta del fascismo, dalla Resistenza, dalle battaglie sulla Linea Gotica e sulla Linea Gustav, e dalla strage degli ebrei in Italia e in Europa. Oggi, come vediamo tutti i giorni, la lezione che ci arriva da quegli anni dolorosi viene spesso dimenticata da chi ci governa e da una parte dei media. Il lavoro del Museomontagna  di Torino per custodire e coltivare la memoria è importante anche per questo. Grazie di cuore.