Nell’estate del 1986 Papa Giovanni Paolo II, che aveva già visitato più volte l’Abruzzo, celebrò una Messa nel massiccio del Velino, davanti a 14.000 scout che partecipavano a un raduno dell’AGESCI. Oggi una croce e una targa, nel cuore del Piano di Pezza, ricordano quel momento di fede, e di amore per le nostre montagne.

Prima e dopo quei giorni, migliaia di escursionisti hanno percorso in auto la strada sterrata che conduce ai sentieri per il rifugio Sebastiani e il Velino. Qualcuno è passato da lì a piedi, altri in mountain-bike, d’inverno molti traversano il Piano di Pezza con gli sci da fondo o le ciaspole. Anche gli scialpinisti che scendono dalla Tavola, per tornare al posteggio, traversano il cuore dell’altopiano.

Negli ultimi decenni, più volte, l’uomo ha sfregiato la bellezza di questi luoghi. Ai piedi dei pendii che chiudono a nord (destra per chi arriva) il Piano di Pezza ha lavorato a lungo una grande cava di pietra. Dall’alto, dalla stessa parte, si affacciano sull’altopiano gli arrivi delle seggiovie di Campo Felice. All’ingresso del pianoro, accanto al piccolo rifugio del Lupo, il Comune di Rocca di Mezzo ha edificato un grande edificio che non è mai stato inaugurato, e che si sta rapidamente trasformando da cantiere in rudere.

Nessuno sfregio precedente, però, ha le dimensioni del “buco” che è stato aperto dalle ruspe nell’estate del 2023 all’ingresso del pianoro. Secondo le (poche e confuse) comunicazioni ufficiali, si dovrebbe trattare di un laghetto/serbatoio al servizio del nuovo “Stadio del Fondo” del Piano di Pezza. L’acqua raccolta, secondo i promotori, sarebbe dovuta servire per l’innevamento artificiale. 

Nello scorso agosto il cantiere ha lavorato per qualche giorno, sbarrando la strada per attraversare il pianoro (e poi sistemandone un’altra), e poi è stato rapidamente abbandonato. Il danno al paesaggio, come vede anche chi non conosce la zona, è enorme. Un comunicato diffuso da alcune associazioni ambientaliste abruzzesi, tra le quali Italia Nostra, Salviamo l’Orso, LIPU e Federtrek, spiega che i lavori devono essere considerati abusivi.

In una lettera inviata il 19 febbraio al Comitato VIA della Regione Abruzzo, che sta esaminando a posteriori (!) l’impatto ambientale del “buco”, Alfredo Minnetti, presidente dell’Amministrazione Separata per la Gestione dei Beni di Uso Civico (ASBUC) di Rovere, frazione di Rocca di Mezzo, non ha mai ricevuto una richiesta di sdemanializzazione dei terreni dal Comune.

Il comunicato delle associazioni prosegue rivelando che il direttore dei lavori del cantiere ha ammesso che il “buco” del Piano di Pezza differisce da quello previsto nel progetto. E che una sentenza del Consiglio di Stato vieta, in casi come questi, di avviare la Valutazione d’Impatto Ambientale dopo l’apertura del cantiere. “Cosa si aspetta a disporre l’immediato ripristino delle aree compromesse in un’area protetta?” concludono la LIPU, Italia Nostra e gli altri.

Non entro nelle valutazioni tecniche e giuridiche, che non sono il mio campo. Non sono nato ieri, però, e so che a pensar male si rischia di commettere un peccato, ma spesso ci si azzecca. Da dieci anni, da quando si è iniziato a parlare di un collegamento tra le piste di discesa di Campo Felice e della Magnola, sono nati comitati e gruppi spontanei per difendere la bellezza del Piano di Pezza. Più volte, nei loro documenti, è stata citata la visita del Papa.

Ed ecco il pensiero cattivo. Non sarà che il “buco” del Piano di Pezza, accanto al quale non è stato costruito nient’altro, e che sembra di dimensioni eccessive (per imbiancare i binari del fondo serve molta meno neve che per le piste da discesa) sia semplicemente uno sfregio?

Un modo per dire, in maniera poco elegante ma efficace, “ora il Piano di Pezza non è più integro, quindi che lo difendete a fare?” Se dopo la nuova seggiovia in Valle delle Lenzuola, al margine delle vecchie piste della Magnola, si aprirà un cantiere sul versante del Ceraso e di Pezza, il mio pessimismo sarà purtroppo confermato.

Prima di concludere, mi permetto di fare qualche domanda.

1.Cosa pensa di questa vicenda, e in particolare del “buco” di Pezza, il Parco Regionale Sirente-Velino? Lo sci di fondo è spesso un’attività compatibile, ma se richiede impianti vistosi e impattanti può non esserlo più

2. Perché le altre associazioni ambientaliste, WWF e Legambiente su tutte, non figurano tra i firmatari della lettera? Perché non c’è il Club Alpino Italiano? La considerazione sul fondo compatibile o meno vale anche per loro. Non so  cosa c’è dietro, ma i settarismi delle associazioni possono causare danni gravi.

3. Le elezioni in Abruzzo sono vicine, e dopo quel che è successo in Sardegna sono ancora più importanti. Da qualche anno i nuovi impianti di Ovindoli e il collegamento con Campo Felice sono una bandiera dell’attuale Giunta regionale. Ma i primi a lanciare l’idea, e a tentare di finanziarla con i fondi della ricostruzione dell’Aquila, sono stati gli amministratori di allora, tutti di centro-sinistra. Insomma, fino a oggi siamo pari.

Mi chiedo se è possibile, tra una manifestazione elettorale e l’altra, sapere dai due candidati alle elezioni cosa pensano dell’idea di collegare tra loro due zone sciistiche che distano molti chilometri (quasi sempre non innevati) tra loro? E cosa pensano del “buco” di Pezza e della possibilità di riempirlo? Papa Woytjla, pardon San Giovanni Paolo II, approverebbe certamente da lassù.