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Una delle cime più amate dell’Appennino centrale si alza sul confine tra il Lazio e l’Abruzzo, dove i boschi dei Monti Simbruini, tutelati dal più esteso Parco regionale del Lazio, lasciano il posto ai crinali degli Ernici, che proseguono verso Campo Catino e il Pizzo Deta. Il Monte Viglio, che culmina a 2156 metri, è la vetta più alta della Ciociaria, e si affaccia a est verso la Val Roveto, la piana del Fucino il Velino.

Ai piedi del versante laziale della montagna, oltre allo storico borgo di Filettino, sono i brutti residence di Val Granara. L’itinerario che descrivo, e che è la via più seguita verso la cima, raggiunge e percorre la lunga e spettacolare cresta che inizia dal valico di Serra Sant’Antonio, e prima di raggiungere la cima scavalca i Cantari e il torrione del Gendarme, regalando ben tre cime ai collezionisti di 2000.

In condizioni estive il percorso è facile, e i pochi metri i cui occorre aiutarsi con le mani nel canalino del Gendarme (aggirabile a destra per il sentiero che consigliamo in discesa) non sono sufficienti a meritare a questo percorso il grado EE. D’inverno, quando la neve è spesso ghiacciata a causa del vento, la cresta del Viglio diventa un serio percorso alpinistico con piccozza e ramponi.  

Un’altra via interessante per raggiungere la cima dal versante laziale segue il ripido e suggestivo Crestone, che sale dal versante di Filettino. Se si parte dalla piccola frazione di Meta, in Val Roveto, si è costretti a seguire a lungo a piedi una monotona strada sterrata e le sue scorciatoie, mentre il percorso diventa piacevole soltanto nella parte sommitale. Dopo l’escursione, merita una sosta il rifugio Viperella di Campo Staffi, con la sua gastronomia e le sue attività nella natura. C’è anche una piccola falesia attrezzata. La strada che sale a Sella Sant’Antonio da Capistrello, sul versante abruzzese, è spesso interrotta da frane e vietata da tempo al traffico. Sembra che la chiusura, oltre che alle difficoltà tecniche causate da una zona franosa che si deve attraversare, sembra legata a questioni di campanilismo. Peccato.

  • Dislivello: 650 m
  • Tempo: 4 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Da Filettino si sale in auto al Valico di Serra Sant’Antonio (1601 m). La strada che raggiunge la sella da Capistrello, sul versante abruzzese, è ufficialmente vietata al traffico. A piedi si segue la strada sterrata, indicata dai segnavia 651, che inizia accanto a un tabellone del Parco dei Simbruini, e a una lapide del Sentiero Giovanni Paolo II. Si lascia a sinistra una diramazione, si sale a destra del crinale, poi un tratto in piano e una discesa portano alla conca di Fonte della Moscosa.

Senza scendere al fontanile, si segue il sentiero (segnavia 651 e 696A) che sale a sinistra un vallone, traversa una radura con stazzo, e poi sale tra faggi e pini alla grande croce del Belvedere di Monte Piano (1770 m, 0.45 ore), belvedere sulla Val Roveto e sull’Abruzzo.

Qui si piega a destra sul crinale (1838 m, è il Monte Piano delle carte), e ci si affaccia su un selvaggio vallone del versante abruzzese, di fronte alle pareti calcaree dei Cantari. Il sentiero sale con una diagonale verso destra sui prati, poi piega a sinistra accanto a una cresta di erba e rocce e si riaffaccia dall’alto sulle pareti. Da destra arriva un sentiero da Fonte della Moscosa.

Si supera un gradino, si traversa un vallone erboso, si sale accanto a dei salti di roccia e si costeggia un secondo vallone fino a tornare alla cresta, che si segue fino alla vetta meridionale dei Cantari (2102 m, 1 ora), da cui appaiono il Gendarme e il Viglio. Una discesa per le facili rocce della cresta conduce alla sella (2045 m) che precede il Gendarme.

Lasciata a destra la diramazione che aggira il torrione, e che si utilizzerà al ritorno, si sale sul crinale, si traversa un pendio erboso, si supera il Gendarme per un facile canalino roccioso (qualche passo di I grado, nessuna esposizione) e si scavalca l’aerea cima erbosa del torrione (2113 m).

Si scende a un’ennesima sella, poi si risale in diagonale a un pianoro erboso e alla vastissima cima del Viglio (2156 m, 0.30 ore), dov’è una croce. Pochi metri più in basso del punto più alto sono una statua della Madonna e un altare. Dall’ultima sella si può anche salire direttamente per la cresta, con percorso più elegante.

Il panorama include le vette dei Simbruini e degli Ernici, e poi il Terminillo, il Gran Sasso, la Maiella e il Velino. Al di là della Valle Roveto si alzano le vette del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. Oltre la pianura della Ciociaria si vedono i Monti Lepini, Ausoni e Aurunci e la sagoma del Circeo.

In discesa si torna all’ultima sella e poi, senza risalire verso il Gendarme, si continua a scendere per un sentiero ghiaioso, e si traversa ai piedi di una parete calcarea compatta. Un sentiero segnato riporta in direzione dei Cantari, e li aggira a mezza costa senza risalire alla cresta. Scavalcato un crinale si torna al sentiero dell’andata e al punto di partenza (1.45 ore).