Conosco bene il cardinale Matteo Zuppi. E’ stato mio compagno di scuola alle medie, al ginnasio e al liceo, molti anni dopo l’ho applaudito a distanza quando lavorava per la pace in Africa, e poi ritrovato e incontrato quando era parroco di Santa Maria in Trastevere e io un suo parrocchiano. I miei figli hanno ricevuto la prima comunione e la cresima da lui.
Ogni tanto riesco a sentirlo anche oggi, anche se i suoi impegni di arcivescovo di Bologna e di presidente della Conferenza Episcopale Italiana lo tengono occupatissimo. Dentro di me resto un laico, ma lo considero un amico e un maestro.
La mia stima del cardinale Matteo Zuppi è cresciuta enormemente oggi, quando ho saputo che aveva iniziato a leggere, in uno dei luoghi-simbolo della barbarie nazifascista in Italia, i nomi degli oltre 12.000 bambini palestinesi e israeliani uccisi dal terrorismo e dalla guerra dal 7 ottobre del 2023 fino a oggi.
A Monte Sole, nei pressi di Marzabotto, nel 1944 le truppe con la croce uncinata, aiutate dalle camicie nere di Salò, hanno ucciso oltre 1.800 innocenti, e centinaia di loro erano bambini. Oggi, prima nei kibbutz intorno a Gaza e poi nell’enclave trasformata in un luogo di morte, il numero delle vittime è molto più alto, e continua ad aumentare.
Rende il tutto più doloroso il fatto che Israele sia l’unica democrazia del Medio Oriente, che migliaia e migliaia di israeliani si siano schierati contro una mattanza senza fine (e qualcuno di loro, come David Grossmann, abbia iniziato a parlare di genocidio), che il resto del mondo, a iniziare dall’Italia e dall’Europa, non faccia nulla, proprio nulla per fermare la strage.
Aggiunge l’insulto al dolore la frase “secondo Hamas”, o “secondo l’organizzazione terroristica Hamas” che i media italiani recitano ogni volta che citano il numero delle vittime, insinuando così il dubbio che forse si tratta di cifre gonfiate. Come se non ci fossero abbastanza testimoni, dalle Nazioni Unite a Médecins sans Frontières, della dimensione del massacro.
Ma le vittime, come ricorda il cardinale Zuppi, non sono soltanto delle cifre. E’ vero allo Yad Vashem di Gerusalemme e negli altri memoriali della Shoah, da Berlino a Milano, dove sono i volti e i nomi delle vittime a rendere reale e tangibile la tragedia. Dev’essere vero anche per Gaza, e naturalmente per le orribili stragi di israeliani compiute il 7 ottobre di due anni fa sui suoi confini.
“Ogni nome di un bambino ucciso è una richiesta a Dio ma anche agli uomini perché ci lasciamo toccare dall’ingiustizia. Non c’è classifica nel dolore, l’ha detto la madre di uno degli ostaggi israeliani. In questo luogo dove il tempio di Dio che è ogni persona fu profanato sentiamo oggi il grido di tanti fratelli che gridano da ogni angolo della Terra” ha detto il cardinale Matteo Zuppi a Monte Sole.
“Sono due le domande” ha proseguito l’arcivescovo di Bologna “con le quali dobbiamo fare i conti e sta a noi trovare la risposta. Dov’è Abele tuo fratello? La seconda domanda è cosa hai fatto? Che sta per come hai potuto farlo ma anche cosa non hai fatto, quindi dove sei tu e dove sta il tuo cuore? Siamo qui con tanto disorientamento nel cuore per scendere nell’abisso, comprendere le responsabilità, chiedere che non perdano la vita altri innocenti”.
Poi il cardinale Matteo Zuppi ha iniziato a leggere i 12 mila nomi, contenuti in un elenco in ordine di età, che pochi giorni prima era stato pubblicato anche dal Washington Post, un quotidiano statunitense che non può certamente essere accusato di simpatie per Hamas.
Per capire la dimensione della tragedia in corso a Gaza (e nella vicinissima Israele) dovremmo vedere anche i volti di Hind, di Kfir, di Jumaa, di Noor, di Ibrahim, di Ariel, di Mohammed e di tutti gli altri bambini uccisi in questi terribili venti mesi.
Dare a queste vittime un nome è il primo passo per far comprendere a tutti noi la dimensione della strage che continua, e che il mondo – insieme a ciascuno di noi – deve impegnarsi per fermare. Grazie con tutto il cuore, cardinale Matteo Zuppi. Che la tua voce possa finalmente spingere il mondo a darsi da fare per la pace!
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